LA BIBLIOTECA DELL’ANATOMISTA di Brekke Jorgen

 

Titolo: La biblioteca dell’anatomista

Autore: Brekke Jorgen

Editore: Editrice NORD

Pagine: 380

Trama: Bergen, Norvegia, 1528. Il frate aveva giurato che non avrebbe più messo piede in quella terra maledetta: la terra della sua infanzia, la terra della sua sofferenza. Ma è lì che si trovano i pregiatissimi coltelli che sta cercando da anni, gli strumenti che hanno permesso al suo maestro, Alessandro, di diventare il più celebre anatomista dell’epoca. Per aiutarlo a ottenere una simile gloria, il frate ha dovuto pagare un prezzo altissimo. E ora è giunto il tempo della vendetta. Richmond, Virginia, oggi. Efrahim Bond, il curatore dell’Edgar Allan Poe Museum, ha appena fatto una scoperta sensazionale, che potrebbe risollevare le sorti della sua carriera. Ma i documenti relativi a quel testo arrivato dalla Norvegia saranno l’ultima cosa che vedrà prima di essere messo a tacere per sempre. Trondheim, Norvegia, oggi. È la seconda volta che Jon Vatten è sospettato di omicidio. Cinque anni fa, grazie a un alibi di ferro, è riuscito a dimostrare di non essere il responsabile della morte della moglie e del figlio. Adesso invece è diverso. Perché la vittima è una sua collega, la bibliotecaria Gunn Brita Dahle, e lui è stato l’ultimo a vederla viva e il primo a scoprire il cadavere. Ma Vatten non avrebbe mai potuto commettere quel delitto: la donna, infatti, è stata uccisa seguendo un metodo particolare, un metodo descritto in un enigmatico manoscritto del XVI secolo, il Libro di Johannes, che ora è misteriosamente scomparso…

Interessante l’idea di svolgere una storia a cavallo di due epoche scientificamente parlando antitetiche tra loro, ossia medioevo e ventesimo secolo; il risultato è un libro piacevole, scorrevole, scritto in modo semplice chiaro e illuminante.

La storia è originale, con una regolare atmosfera di costante tensione che perdura per tutta la trama.

Ad onor del vero, però, devo dire che in alcuni passaggi gli argomenti trattati sono adatti solo a stomaci forti, mi riferisco alle descrizioni dettagliate di dissezioni pubbliche o private che siano, non dimentichiamoci che l’anatomista in questione è una figura medievale, e viveva in un’epoca in cui era permesso eseguire tali esami necroscopici (previa licenza) solo su cadaveri di condannati a morte, per cui di solito la materia prima scarseggiava e si gestivano tali “mancanze di materia prima” depredando i cimiteri dei poveri, e quindi la materia prima in questione a volte non era proprio di giornata, per cui l’anatomista in questione che all’epoca era un barbiere molto abile con i coltelli, lavorava in un ambiente non proprio asettico e deodorato.

Premesso ciò, durante la lettura del libro risulta a volte un po’ difficile seguirne la trama perché a capitoli alterni si svolge una sorta di antefatto ambientato negli anni intorno al 1500 e il linguaggio utilizzato utilizza termini ostici e desueti, e una parte è ambientata ai giorni nostri tra la Norvegia e Richmond.

La storia del libro è incentrata su un libro maledetto di anatomia e non solo, di epoca medievale, scritto nel 1528 da Johannes, un prete, su pergamena corredato da un involto di coltelli, che passando di mano in mano arriva fino ai giorni nostri e viene utilizzato a mo’ di manuale d’istruzioni da un efferato serial killer.

Per aggiungere ulteriore mistero a questa storia già di per se suggestiva e d’atmosfera, ci si aggiunge anche l’ambientazione dell’Edgan Allan Poe Museum in Virginia.

La dialettica di questo autore è fluida e scorrevole, scevra da ogni pomposità o velleità letteraria, quindi nonostante i salti temporanei la lettura è piuttosto semplice e comprensibile; i personaggi sono molto ben delineati, ognuno con la sua storia che in taluni casi si interseca con la storia di altri personaggi del libro; alcuni personaggi fanno solo da contorno alla storia principale e in alcuni casi vengono raccontati alcuni risvolti che poi non vengono ulteriormente sviluppati o inseriti nel contesto ai fini della soluzione del giallo, sto parlando di Siri Holm e delle sue vicissitudini sessuali che l’autore ha inserito  nella trama ma poi ha lasciato cadere, forse era solo un modo per aggiungere un pizzico di piccante alla storia e creare aspettative nel lettore.

Il finale è piuttosto cruento e surreale «Come lo preferisci il bisturi? Affilatissimo, Affilato o smussato?» Voi cosa rispondereste? Presumo che a seconda del contesto (dal chirurgo plastico, in una sala operatoria o magari pure in qualche ristorante di grido) queste domande potrebbero essere più o meno piacevoli. Sicuramente Jon Vatten, protagonista del romanzo La biblioteca del’anatomista, quando si sente porre questa domanda dal suo aguzzino non è molto contento di quello che comporterebbe la sua scelta e soprattutto, appena sentite queste gelide parole prende coscienza di quanto possa essere cinico un uomo all’apparenza tranquillo.

La conclusione finale oltre ad essere piuttosto cruenta è anche piuttosto frettolosa (ma relativamente plausibile) nella spiegazione del movente dell’assassino.

Concludendo, il romanzo è comunque ben strutturato ed è impossibile non farsi coinvolgere e leggere pagina dopo pagina con la morbosa curiosità di venirne a capo; i personaggi sono ben costruiti e in cui è facile immedesimarsi , la trama ha senso, e i salti temporali sono un’interessante ritratto di un’epoca storica, che in chiusura strappa quasi un sorriso.

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