“Jaffna” è il nome di una città dello Sri Lanka, salita alla ribalta delle cronache per essere stata devastata dallo tsunami del Natale 2004. Come mai avete scelto di associare la vostra band al nome di questa città? Qual è il “viaggio” musicale percorso fino ad ora?
Ci piaceva l’idea di richiamare in qualche modo la forza della natura, in particolare la forza del mare. Non è un caso che il mare sia presente in tutte le copertine dei nostri lavori.
Il mare ha molte ambivalenze, può essere tranquillo o può essere impetuoso; può essere trasparente ma può essere profondo e impenetrabile.
Ci sembrava una buona metafora per la nostra musica.
Lo scorso gennaio è uscito il vostro disco “Volume III”, che chiude un percorso musicale iniziato con “Volume I”, passando per “Volume II”. Cosa rappresenta questo disco?
“Volume III” rappresenta la risposta a una domanda che ci ronzava in testa da un po’, ovvero come potessero suonare i nostri pezzi spogliati delle distorsioni.
L’averlo realizzato è stato molto soddisfacente ed il fatto che i pezzi in forma diversa possano trasmettere le stesse sensazioni è stata una conferma della bontà del lavoro fatto.
Il disco “Volume II” però non è ancora stato pubblicato? Come mai questa scelta? Non pensate possa essere una “lacuna” per giungere a “Volume III” o i dischi hanno anima propria?
Tecnicamente “Volume II” sarebbe dovuto uscire prima di “Volume III”, ma una serie di motivi contingenti abbiamo scelto di invertire l’ordine delle uscite.
In fin dei conti, visto che sono presenti tre pezzi provenienti da “Volume I” e due da “Volume II”, possiamo vedere “Volume III” come un aperitivo di “Volume II”, che è a tutti gli effetti il nostro nuovo album.
Una particolarità di questo disco è dovuta anche al packaging scelto, ovvero copie serigrafate a mano. Una accortezza che rende ancora più prezioso il vostro lavoro. Come mai questa scelta? Chi è l’autore della copertina?
A onor del vero va detto che in realtà le copertine non sono state serigrafate a mano come previsto per alcuni problemi tecnici.
In ogni caso l’autrice è Rubinia Di Stefano, un’illustratrice che ha già fatto diversi poster per concerti, tra cui Neurosis e Zu.
Numerosi sono i live realizzati in Europa, toccando paesi come la Germania, l’Austria, la Svizzera, il Belgio, la Francia e l’Olanda. Quale tra questi concerti vi è più rimasto nel cuore?
Non ce n’è uno in particolare, diciamo che quelli veramente memorabili sono stati diversi.
Per la situazione potrei citarti la serata in apertura agli Isis nel 2009, ma diverse altre sono state fantastiche, dal “For All The Cows Festival” in Austria nel 2007 a un concerto a Ravensburg nel 2012. Nonostante la nostra musica non sia propriamente festaiola siamo un gruppo a cui piace divertirsi.
Dividendo il palco con Isis, Scott Kelly, Ufomammut, Zu, The Ocean, Wolves In The Throne Room, Kylesa, The Secret, Lesbian, Lair Of The Minotaur, Lento, Capricorns, Coilguns, Attack Of The Mad Axeman e molti altri artisti, con quale artista vi siete trovati più in sintonia e con quale invece vorreste in futuro condividere il palco?
Tra quelli che hai citato sicuramente i Lento, con loro siamo amici da anni e Lorenzo tra le altre cose ha registrato e missato “Volume II” e masterizzato “Volume III”.
Oltre a loro ci sentiamo spesso anche con Ufomammut, The Secret e Coilguns, ma senza togliere nulla a nessuno, il gruppo con cui siamo più amici e ci troviamo più in sintonia sono gli Zippo.
Qual è invece il vostro rapporto con il pubblico italiano?
Sfatiamo un mito, non è così vero che la situazione all’estero sia tanto meglio della nostra.
Sicuro fa strano quando a volte all’estero suoni in locali pieni mentre in Italia mediamente sono mezzi vuoti, ma le serate belle (e brutte) capitano un po’ ovunque.
La vostra musica è comunque ricercata e ben curata, forse non subito percepibile ad un orecchio distratto e non “educato”, ma il messaggio musicale giunge alle orecchie di chi vuol sentire, o sbaglio?
Direi che hai pienamente ragione, il mezzo è il messaggio.
Già solo il fatto di fare pezzi molto lunghi, non riconducibili alla forma canzone, o il fatto di usare distorsioni pesanti alternate ad atmosfere rarefatte fa capire che quel che abbiamo da dire non è rassicurante, ed è diverso da quel che può voler comunicare un gruppo che fa garage piuttosto che indie rock.
Fare musica significa trasmettere emozioni, per cui anche chi non è solito ascoltare roba del genere non rimane indifferente.
Progetti futuri?
“Volume II” è pronto e uscirà appena possibile, nel frattempo stiamo scrivendo nuovo materiale.
Nell’immediato, speriamo di riuscire a fare più concerti possibile.