MARIANNA BONAVENTURA E LA SUA PERSONALISSIMA E POLIEDRICA FORMA DELL’ACQUA

Foto di Silvia Bendetti

Conosco Marianna da diversi anni ed è un’artista che non finirà mai di stupirmi, è una vera forza della natura nonostante la sua figura minuta e il suo vissuto personale; le sue opere sono vibranti, cariche di emozioni e ognuna di loro racconta una storia che in fondo è la sua storia, col suo personale rapporto con l’elemento acqua e con l’amore; le sue opere trasmettono e urlano letteralmente una voglia di vivere fuori dal comune e contengono un mix di emozioni a volte positive a volte negative che attingono forza dal vissuto dell’artista.

Marianna Bonaventura è un’artista completa, le sue opere sprigionano un’energia unica, alcune opere in particolare riproducono una visione fumettistica/surreale, nel senso positivo e fantastico del temine, della realtà mentre alcune sue opere sono decisamente molto realistiche.

Alla domanda “Progetti per il futuro?” Lei risponde “Lavorare meglio ottimizzando l’impiego delle mie forze . Ho cercato per molto tempo di raggiungere una perfezione illusoria nell’arte come nella vita. Questo non solo ha fatto sì che molti obbiettivi da me prefissati non fossero raggiunti ad un passo dal traguardo, ma ha generato soprattutto un senso di impotenza paralizzante. Forse a 32 anni sto iniziando a capire che la perfezione è l’insieme di quelle note stonate che in realtà fanno di noi un quadro autentico, unico… così com’è. Il mio progetto futuro? Ricordarmelo sempre… qualsiasi progetto o strada decida di intraprendere…. e lo auguro a chiunque leggerà queste parole.”

La perfezione non esiste, è una chimera ma io penso che la perfezione Marianna l’abbia già sfiorata con un dito in molte sue opere.

I colori che usa sono sempre colori accesi che rispecchiano il suo stato d’animo del momento, a volte in contrapposizione usa il bianco e nero; se si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima, guardando nei suoi occhi si vede un’anima grande , una grande empatia, una grande energia travolgente, nonostante le tante avversità della vita che ha dovuto affrontare.

Marianna Bonaventura è un’artista unica, un talento esplosivo supportato da una preparazione tecnica di base, ma come dico sempre “la tecnica da sola ha le gambe corte e da sola non va da nessuna parte” ci vuole anche quel quid, quel pizzico di talento e di pazzia che contraddistingue un artista dal resto del mondo, e lei di talento ne ha veramente tanto e lo esprime appieno nelle sue opere che trasmettono empatia e movimento, voglia di vivere e di affermazione, vogliono dire qualcosa al mondo, non sono opere statiche, puro esercizio di bravura con colori e pennelli, o pura esplorazione e sperimentazione come tanti “artisti” contemporanei, sono finestre aperte sull’animo, sono esplorazioni di mondi segreti, questo per me esprimono le opere di Marianna Bonaventura.

Autobiografia

Nasce a Roma il 28/09/1991 consegue studi liceali classici.

Appassionata sin da bambina a un mondo intriso di pittura olio e trielina si avvicina ai pennelli sparsi nella casa d’infanzia ignara della loro storia di appartenenza familiare.

Sperimenta con il passare degli anni tecniche diverse quali carboncino pittura olio.

Solo con l’iscrizione all’accademia delle Belle Arti di Roma scoprirà quella che diventerà la tecnica da lei più utilizzata e studiata, l’acrilico fatto in casa

Non termina agli studi universitari.

Nel 2014 effettuerà la sua prima esposizione ufficiale con altri giovani artisti al museo della mente del Santa Maria della pietà di Roma.

Nell’ottobre 2020 in piena pandemia prendera’ parte in zona rossa a Milano alla mostra : “AMARS” di Milano…una dichiarazione di guerra ad un momento storico davvero complesso in cui l’amore doveva regnare in qualche modo….e lei c’era….

(Marianna Bonaventura con l’organizzatrice Eva Amos)

Lavorerà tra il 2014 e il 2018 grazie alla vendita di sue opere e commissioni

Marianna si racconta

Esistono varie forme di amore

A partire dalla nascita percepiamo la nostra prima incondizionata forma di gratitudine verso chi ci nutre, ci protegge, ci stringe a sé.

“Amore”, seppur con il tempo scopriamo quanti significati e forme abbia, rappresenta per me il più audace degli atti rivoluzionari.

Spinta motrice, invisibile ai nostri occhi e cuori il più delle volte proprio per la sua grande semplicità.

Forza sovrannaturale che plasma convinzioni e sentimenti in azioni ed eventi, con o senza il nostro permesso.

Sono figlia di un Amore tanto grande quanto riduttivo se descritto con semplici parole che ha permesso contro ogni tipo di pronostico la mia nascita.

Sono certa oggi, grazie anche a questa stessa immensa dimostrazione che amare non voglia dire esclusivamente donare sè stessi.

Amare significa trovare il coraggio di LASCIAR ANDARE, ACCETTARE la propria natura come quella del prossimo, senza voler cambiare la propria essenza o quella dell’altro per accontentare il nostro fagocitante bisogno di possedere qualcuno come “cosa” anziché accoglierlo come fonte di accrescimento nelle nostre esistenze.

Qualcuno mi disse: ”Quando la forza di amare incontra il coraggio di vivere lì nasce la nostra vera essenza che troppo spesso dimentichiamo”.

Penso che gli atti di amore più grandi siano stati compiuti da chi seppur ferito, rinnegato, o violato, abbia trovato in sé la forza di amarsi, accettarsi o perdonarsi non perdendo il coraggio di credere nell’immenso potere che possediamo universalmente dentro di noi.

Credo che il contrario dell’amore non sia l’odio ma la paura … rifiutarsi di amare per paura di essere feriti è come rifiutarsi di vivere per il timore di morire.

Concludendo: come la perla è il prodotto del dolore di un’ostrica l’opera di un artista è l’esternazione di un suo malessere interiore.

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