UNA MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA ALL’ARANCIERA DI SAN SISTO
Un suggestivo scenario, l’Aranciera di San Sisto, e dodici artisti per altrettante opere di arte contemporanea, efficacemente selezionate e dalla curatrice della mostra, Manuela Vannozzi. Shock One Shot aveva l’obiettivo dichiarato di sconvolgere, di pro-vocare un impatto emotivo forte ai visitatori di questo evento. Tutto in una volta. E infatti la mostra estemporanea si è svolta in un’unica giornata, il 4 novembre scorso in un luogo, l’Aranciera di San Sisto appunto, adeguatamente scelto per questa rappresentazione.
Pittura, scultura, fotografia, installazioni interattive erano le forme d’arte presenti nella mostra. Era percepibile la potenza della libertà espressiva lasciata agli artisti, chiamati a generare emozioni legate ai sensi, alla psicologia, alla sorpresa. La ricerca artistica era tesa a stupire il visitatore, con immagini, colori e stili che generalmente non sono considerati “nella norma”. Avversione per tutto ciò che è considerato “accettabile” al fine di stimolare la mente, creare una reazione fisica volta a screditare violentemente il mondo della realtà.
Era questo l’obiettivo, ad esempio, di Alessio Paiano che ha portato alla mostra un cuore inserito in una teca. Quell’organo, terribilmente reale, generava all’occhio del visitatore una sensazione di “malessere”, quasi che fosse appena sradicato.
E se invece la rivoluzione la facessero i topi? Era questa l’ironica e intelligente installazione preparata dall’artista svizzero Alain Puossot. In fondo, i topi vivono come parassiti all’interno della società. Ma non è forse questa la condizione in cui si sono ritrovati gli essere umani? C’è poi la forza dirompente dell’Io, installazione di Paolo Assenza, che in un audio ripetitivo e incessante vuole palesare la regressione all’individualismo, un’infinita e inutile implosione verso il proprio ombelico. “Un genere umano, dichiarandosi pensante e sensibile, si contorce su di esso per ingigantirne problematiche che nulla aggiungono al mondo” afferma l’artista. L’uomo si nasconde nel suo orticello ben curato, al riparo delle tragedie di un’umanità di cui facciamo parte, ma che ci sembra così distante, tanto da continuare incessantemente a dichiarare il nostro Io come se null’altro esistesse.
Il tema del rapporto tra l’uomo e il mondo è al centro anche della riflessione dell’artista Vito Bongiorno, che con la sua installazione “La Ri-creazione“ dona a Dio la possibilità di ricreare l’uomo e il mondo. Una creazione da rifare, in cui il Creatore e il Figlio sono carbonizzati. Il messaggio è capovolto e sembra voglia dire: “ancora una volta ti risollevo, uomo, dalla tua natura fragile, ridotto in polvere sei tornato quello che eri prima della creazione, ma per tua stessa mano…Ora io, il tuo Creatore, il tuo simile, ti riplasmo e ti ricreo”.
L’opera “Il corpo sacro” di Itto è composta da una serie di acrilici su carta che vogliono turbare attraverso l’uso di colori forti e dalla forza scaturita dal femminino sacro che viene rappresentato. Dalle impronte i corpi di donna sono rivisitati in modo da esprimere tutta la loro energia. Il concetto primario consiste nell’esplorazione del lato femminile che ogni uomo possiede.
Una menzione merita anche la bella l’opera di Luca Pace, “Olocausto”, un acrilico su tela che ha nella sua prorompente forza visiva la sua ragion d’essere.
La mostra ha visto anche la performance “Mütter”, una scultura e una installazione di Lara Pacilio sul tema della follia e della maternità. Accompagnata dalle note della chitarra elettrica di Luca Nostro, la performer Valentina D’Angelo si è calata da un cerchio posto in alto nella sala (a rappresentare la nascita) e si è lentamente diretta – attraversando un fiumiciattolo di acqua torbida – verso la scultura, una Madonna sconcertante, madre per eccellenza.
Le altre opere presenti: Giampaolo Atzeni ha portato due tele, “La Grande Abbuffata” e “Camminando sul mondo”, immagini dissacranti e altamente simboliche. Turi Avola ha presentato “Sawing a Woman in Half”, una serie di foto inserite all’interno di un cubo sospeso che richiamano l’illusione dei maghi che scompongono i corpi. “Impulsi” di Teresa Coratella, una tela composta dagli impulsi emotivi scaturiti da una trance creativa; “Macroair 01” e “Macrorobot 01”, due sculture in equilibrio di Alessandro Iacopelli. Cinque le opere presentate nella mostra dall’artista Fabio Mariani, oli su tela che si basano su opere figurative. Infine, Diego Nipitella ha esposto due opere: “Daimona” e “L’ipnosi della mantide”. Un’apologia dell’attore, un pretesto per affrontare i fenomeni dissociativi a cui si abbandona l’istrione il primo quadro, e la forza del potere ipnotico di alcune donne nel secondo quadro.