NUMBER ONE

Per la VII° edizione della Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE, al Teatro Artemia, dal 10 al 12 marzo 2023

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Centro Culturale Artemia
Da venerdì 10 a domenica 12 marzo 2023
NUMBER ONE
di Giuseppe Grisafi
con Francesca La Scala
regia di Paolo Orlandelli

Intro: Francesca La Scala in scena con il secondo spettacolo della VII° edizione della Rassegna “IL SIPARIO DELLE DONNE – 2023” del Centro Culturale Artemia. Una rassegna dove si celebra “l’universo femminile” attraverso il teatro e non solo!
“La vita può colpirci in tanti modi. Ma il più doloroso è scoprire che siamo stati traditi. E che un altro ha raggiunto ciò che spettava a noi”. È questo lo spunto per un intenso monologo interpretato da FRANCESCA LA SCALA. Testo dove l’approccio al femminile consente uno sfogo, meno traumatico, anche quando la rabbia raggiunge momenti di violenza estrema.
Così una scrittrice di talento, ma di scarse fortune, scoprirà di aver nutrito sentimenti amorevoli e di sincera amicizia nei confronti di una persona immeritevole e ingrata.
Un viaggio fra le prime esperienze della vita adulta. Memorie, distorsioni valoriali ed esistenziali che accomunano tanti di noi.
Un racconto che, nelle intenzioni dell’autore, è al tempo stesso una denuncia verso una società, culturale e non solo, tesa più all’appartenenza politica che al merito della persona.

11 Marzo 2023 – Metti un sabato sera al Centro Culturale Artemia: sai già che ne uscirai rinfrancato. Tale spazio ci ha abituato ormai a emozioni intense, a intuizioni creative fuori dall’ordinario, sia che si tratti di teatro sia che i riflettori vengano puntati su altre arti. E da questo nostro primo approccio alla Rassegna “Il Sipario delle Donne” ci aspettavamo già molto, per via dei nomi coinvolti: la protagonista Francesca La Scala, apprezzata più volte non soltanto a teatro ma anche in ruoli cinematografici; e Paolo Orlandelli, regista teatrale duttile, intelligente e di rara sensibilità. Restava quindi da vedere come avrebbero dialogato le loro personalità con il testo, tutto da scoprire, di  Giuseppe Grisafi. Alla prova del nove possiamo dire che l’alchimia realizzatasi in Number One calamita l’attenzione del pubblico sin dall’apparire in scena dell’attrice (e dei suoi ineffabili pesci rossi), per affidare poi ai suoi sbalzi d’umore un ritratto impietoso, urticante e sincero di quella “società dello spettacolo” nella quale molti di noi, volenti o nolenti, sono immersi fino al collo. Con tutte le crepe che uno può facilmente immaginare, in chi si ostina a restare fedele a quei valori che tale sistema sociale tende inevitabilmente ad annichilire.

Innanzitutto il palco, già di suo così intimo, dell’Artemia: scena semplice, modesta, che rappresenta un interno domestico, al centro del quale compare in bella vista la classica boccia dei pesci rossi. Un basico acquario. Ad abitarlo due pesci, la cui presenza crea un interessante gioco ipnotico, percepito meglio e in anticipo dalle prime file di spettatori: uno dei pescetti è autentico, vivo, l’altro invece è finto, di plastica. Trovata registica semplice ma di sicuro effetto, anche considerando che l’autenticità delle relazioni è uno dei temi più pregnanti dello spettacolo.
Non a caso, a partire dai nomignoli affibbiati agli ignari pesciolini, è la protagonista stessa nel suo impetuoso monologo a renderli specchio all’occorrenza delle classiche “vite parallele”, di due destini assai diversi, uno coronato dal successo e l’altro no. Quello rimasto in ombra è proprio il suo. Invidia? Forse, sebbene lei tenti di mascherarla, dichiarandosi orgogliosa dei riconoscimenti ottenuti dalla ex amica arrivata lontano, ma più per spavalderia che per reali meriti artistici. Così quando tutti avranno calato la maschera e dal tentativo di riesumare la loro antica frequentazione si arriverà, telefonicamente, all’inevitabile resa dei conti, facendo sì che l’ingenuità della protagonista si rispecchi nel cinismo e nell’opportunismo dell’altra, l’idea che l’opinione pubblica abbia certificato il trionfo di un’opera concepita plagiando idee di altri, spogliati così del giusto riconoscimento per la propria creatività, fa amaramente capolino.

Lodevole è che questo percorso così accidentato a livello drammaturgico come pure emotivo, relazionale, venga fatto rivivere da Francesca La Scala con la sola voce, capace di modulare tante sensazioni differenti (illustrate sia in chiave grottesca che con accenti melodrammatici), in grado di dar vita non soltanto ai prevedibili cambiamenti d’umore della donna ma anche al disvelamento di un inganno, che farà prendere coscienza sia a lei che al pubblico di quanto squallore umano si celi nell’esistenza dorata dell’amica, approdata al successo tramite sotterfugi e tanta scaltrezza. Un’istantanea avvilente ma veritiera, insomma, di quelle scorciatoie che rendono talvolta così povero, a livello esistenziale, il mondo in cui viviamo. E noi spettatori muti di tale declino, un po’ come i pesci rossi al centro della scena.

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