PADRONE E SOTTO

LA VITA MERIDIONALE VISTA ATTRAVERSO IL GIOCO DELLE CARTE

REGIA:  Michele Cirigliano
GENERE: Documentario
FOTOGRAFIA: Aurelio Buchwalder
PRODUZIONE: Mira Film e ZHDK
PAESE: Svizzera, 2014
DURATA: 115 Min

TRAMA:  In un trasandato bar dell’Italia meridionale, gli uomini del paese s’incontrano ogni giorno per giocare a Padrone e Sotto, un gioco di carte e di bevute. Mentre la birra scorre e gli animi dei contadini, degli infermieri, dei meccanici e dei cacciatori si riscaldano, il regista Michele Cirigliano indaga su ciò che da bambino, osservando quegli accesi giocatori, lo intimoriva.

Michele Cirigliano é nato e cresciuto a Zurigo. Fino a pochi anni fa era professore di tedesco e storia alle scuole medie. Oggi continua con l’insegnamento come supplente, ma dopo aver conseguito la laurea in cinematografia alla Zürcher Hochschule der Knüste ha preso la telecamera in mano e ha iniziato a girare documentari.

Ha girato lo sguardo verso la sua terra d’origine, l’Italia, e più precisamente verso un piccolo paesino della Basilicata, Tricarico, in provincia di Matera. “Padrone e sotto” è uno dei giochi di carte più popolari dell’Italia meridionale e attraverso l’osservazione diretta dei protagonisti dei lunghi pomeriggi al bar, l’autore indaga le regole del gioco che poi sono anche quelle della vita: il potere, l’aggregazione, la rivalsa sull’altro, la solitudine, la voglia di farcela, la ricerca del consenso, dell’amore. Dalla viva voce dei protagonisti, alcuni conoscenti di Tricarico che, abitualmente, si incontrano per giocare a Padrone e sotto, Michele Cirigliano ci restituisce un ritratto forte, autentico, un po’ rude, senza velature né forzature del Sud Italia, riscoprendo la bellezza autentica della propria terra.

In un bar di Tricarico, come in ogni altro bar dell’Italia meridionale, è facile imbattersi in retrobottega densi di fumo, attraversati da fiumi di litro o di birra, che sono impossibili da non sentire per via delle urla, dei pugni sui tavoli, delle parolacce e spesso anche delle bestemmie. Da bambini si è anche un po’ impauriti da questo gioco e da queste persone, ma crescendo il senso dell’imitazione dei grandi prende il sopravvento e anche i ragazzi iniziano a giocarci.

“Padrone e sotto” ha qualcosa di più profondo di un gioco di carte. La dinamica del gioco è una dinamica di potere: tu vinci se riesci ad importi sull’altro. C’è la voglia di comandare, di essere padrone appunto e di avere qualcuno, il sotto, costretto ad obbedirti. Al di là della voglia di stare insieme, si indaga sulle ragione nascoste, recondite, che entrano nella vita dei protagonisti per raccontarne certi problemi, certi sentimenti repressi, per dar sfogo a quello che hanno dentro. O per sfogare tutta “la loro rabbia”, come spiega bene Enza,  la proprietaria del bar, per qualcosa che non hanno potuto realizzare.

“Padrone e sotto”, anche secondo le parole del regista, risulta una metafora della vita secondo cui ognuno dipende dall’altro e, nello stesso tempo, resta in guardia per non farsi affossare e per non essere escluso. I visi, le espressioni, le caratteristiche sono gli elementi peculiari di quella terra. Lo stare insieme è anche una necessità, perché per molti la solitudine è un tema importante. Il bar rappresenta il punto di ritrovo e il gioco un momento di aggregazione, dove ci si sente far parte di un gruppo. Però allo stesso tempo è un gioco crudele, se non stai attento e se hai sfortuna puoi esserne escluso. Un po’ come succede nella vita.

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