PAUL GAUGUIN A BASILEA UNA MOSTRA SORPRENDENTE

I dipinti di Gauguin sono annoverati tra i più importanti e preziosi tesori culturali del mondo. La carica innovativa delle sue opere lo ha fatto elevare a una delle icone più importanti dell’arte moderna.

Alla Fondation Beyeler di Basilea (sicuramente la capitale culturale della Svizzera), è appena terminato uno degli eventi culturali di punta di quest’anno.  Frutto di ben 6 anni di lavori preparatori, la mostra ha riunito circa cinquanta capolavori di Gauguin provenienti dai più rinomati musei internazionali e dalle maggiori collezioni private.

Le opere riunite a Basilea dal direttore della Fondazione Beyeler, Sam Keller, provengono dalle più importanti collezioni di Gauguin del mondo, tra cui spiccano istituzioni come il Musée d’Orsay di Parigi, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid; il MOMA di New York (Museum of Modern Art) e molti altri. La Fondazione è riuscita a farsi concedere per la mostra un gruppo di opere dalle leggendarie collezioni russe dell’Ermitage di San Pietroburgo e dal Museo Pushkin di Mosca.

Una rassegna prestigiosa sul pionieristico artista francese che ha richiamato a Basilea visitatori da tutta la Svizzera ma anche dai paesi vicini come Francia, Germania e Italia.

Nelle sale si possono ammirare sia i molteplici autoritratti di Gauguin sia le sue composizioni visionarie e spirituali del cosiddetto “periodo bretone”. Il fulcro della mostra è rappresentato dai quadri celeberrimi realizzati dall’artista a Tahiti. In queste tele, Gauguin solennizza la sua visione di un mondo esotico intatto, fondendo natura e cultura, mistica ed erotismo, sogno e realtà in un’armonia perfetta. Accanto ai dipinti, sono presenti anche una selezione di enigmatiche sculture dell’artista, che fanno rinascere l’arte dell’Oceania, già allora quasi del tutto scomparsa.

Paul Gauguin fu una personalità affascinante. Le sue straordinarie creazioni raccontano della ricerca di un paradiso perduto, testimoniano della vita dell’artista, trascorsa tra mondi e culture e animata da passione e spirito d’avventura. Nessun artista più di Paul Gauguin ha affrontato un cammino lungo e tortuoso per trovare un’arte profondamente nuova. Dopo l’infanzia trascorsa in Perù, il suo essere marittimo giramondo su un mercantile, agente di borsa e bohémien nella Parigi fin de siècle, amico e sostenitore degli impressionisti, membro della comunità artistica di Pont-Aven in Bretagna, coinquilino di Van Gogh ad Arles, sempre tormentato dal desiderio bruciante per un’isola dei beati che spera di trovare a Tahiti e come eremita nelle isole Marchesi, fa di lui il primo nomade moderno ed emarginato volontario in rivolta contro la società che l’arte conosca. A Gauguin si deve la scoperta di un’inedita forma di sensualità, esotismo, primitivismo e libertà per l’arte moderna. Consequenziale che solo da una tale pienezza di vissuto potesse scaturire l’abbattimento – così destabilizzante per l’epoca – di qualsivoglia gerarchia o fra arte nobili e popolare.

L’opera più importante della mostra è sicuramente il dipinto “Nafea faa Ipoipo” (Quando ti sposi?) che era in prestito al Museo di Basilea ed è stato recentemente venduto per il prezzo più alto mai raggiunto da un’opera d’arte, quasi 300 milioni di dollari. Fra gli autoritratti dell’artista presenti in mostra si segnala il bellissimo “Autoportrait à la palette”, con il cappello d’astracan e la mano destra incolore; tra le intensamente spirituali opere bretoni è “Le Christ Vert” dai Musées Royaux des Beaux Arts de Belgique di Bruxelles.  Altri capolavori presenti “Quelles nouvelles”, “Joyeusetés”, “Autrefois”, “Autoportrait au Christ Jaune”, “Sauvage”.

Una nota la merita anche l’edificio che ha ospitato la mostra. Spazi ampi, perfetta visibilità delle opere, luci perfette, la struttura della Fondazione è stata costruita appositamente su progetto dell’architetto Renzo Piano per ospitare la collezione di opere d’arte del fondatore.

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