THIS MUST BE THE PLACE

 

Titolo originale: This Must Be the Place

Regia di: Paolo Sorrentino

Genere: Drammatico

Durata: 118′

Interpreti: Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten, Judd Hirsch, Kerry Condon, David Byrne, Olwen Fouere, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven, Simon Delaney, Seth Adkins

Cheyenne è una rockstar ritiratasi dalle scene da circa 20 anni, conduce una vita relativamente normale e agiata con una moglie molto attiva (e più giovane di lui) che cerca di rendergli la vita interessante e movimentata; purtroppo Cheyenne è rimasto intrappolato nel suo passato per cui continua a vestirsi e a truccarsi come se il tempo non fosse passato e calcasse ancora il palcoscenico, Cheyenne vive inebetito in una sorta di bolla temporale isolata e impassibile a tutto ciò che lo circonda.

Scorre così più della metà del primo tempo, quando il protagonista scopre che il padre è in fin di vita e decide di andare a dargli l’ultimo saluto nonostante siano anni che non si frequentano.

Qui comincia un viaggio avventuroso in macchina alla ricerca del motivo di vita del padre del protagonista, ovvero la ricerca del criminale nazista che lo ha vessato nei campi di concentramento.

Il viaggio passa attraverso incidenti di percorso e incontri fortuiti con persone normali alle prese con fobie e problemi di facile soluzione con l’aiuto di forza di volontà e qualche dollaro.

Inevitabilmente il viaggio cambierà anche il protagonista e lo aiuterà a capire e ad uscire dalla sua bolla a tenuta stagna.

Sorrentino è riuscito a costruire una bella storia drammatica, seppure dai ritmi molto lenti, e a descrivere un mondo ai più sconosciuto, qual è quello del declino di un divo.

Ottima la scelta dell’attore protagonista, qui istrionico e così in forma come non l’avevamo ancora visto; in questo film sfodera le sue doti di grande attore per descrivere in modo così credibile un personaggio così difficile e così sopra le righe, rendendolo, man mano che la storia si svolge, sempre meno rockstar e sempre più umano.

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