REGIA: Marco Carlaccini
AIUTO REGIA: Ludovico Nolfi
ATTORI: Patrizia D’Orsi, Marco Carlaccini,
MUSICHE: Claudio Rovagna
COSTUMI: Antonella D’Orsi Massimo
IMMAGINI E LUCI: Giuseppe Romanelli
COMUNICAZIONE: Olga Carlaccini
SOGGETTO: Giuseppe Drago
Rappresentazione davvero inusuale al Casa delle Culture di Roma, la scena è movimentata non tanto dai cambi di scenari o di quinte, ma da un susseguirsi lento e cadenzato di immagini proiettate sullo sfondo che però seguono la trama della storia, ed ecco apparire un albero, un prato, un letto e delle scritte, delle citazioni, dei brani che accompagnano la narrazione degli attori sul palco.
La storia è piuttosto lineare, un certo Bruno Notte (Marco Carlaccini) suona alla porta di Alba coniugata Terlizzi (Patrizia D’Orsi) spacciandosi per un venditore di stuzzicadenti a riposo.
Divertente il parossismo di un signor Notte che bussa alla porta di una signora Alba, coniugata Terlizzi appunto, e questo nome echeggerà per tutta la rappresentazione.
Il venditore sostiene di aver vissuto in quella casa e di ricordarsi per filo e per segno ogni recondito anfratto di quell’abitazione ma poi sbaglia il numero delle travi della camera da letto, ma gioca a suo vantaggio la smemoratezza della padrona di casa che asserisce di attendere una mezza dozzina di ospiti a cena che verranno a mangiar niente …. Però vuole gli stuzzicadenti che, aimè, sono stati messi al bando.
Alba coniugata Terlizzi, oltre ad essere piuttosto smemorata, ricorda molto poco del suo passato, asserisce di aspettare degli ospiti che non verranno mai, asserisce di avere una cameriera che però ha il giorno libero, ma la cameriera è stata depennata dalla commedia insieme agli stuzzicadenti, asserisce che suo marito arriverà a breve …. Ma come in “aspettando Godot” il marito non arriverà mai.
La commedia è recitata in modo emozionante in un crescendo di citazioni più o meno ermetiche tra cui appunto Samuel Beckett.
La recitazione ha una sua lucida follia ed è un crescendo di “al limite di …. “ sottolineate dalle note di accompagnamento rigorosamente dal vivo eseguite magistralmente da Claudio Rovagna, gli attori si muovono sul palcoscenico come fossero marionette, si sdraiano e si siedono a terra; un momento flirtano, un momento si tengono a distanza e la commedia cambia ritmo e registro ad ogni batter di ciglia, ma il copione va rispettato specialmente se l’autore è un po’ svitato.
I due personaggi in qualche modo si compensano, lei per colpa della sua smemoratezza è senza passato, lui invece rincorre con nostalgia un passato in quella casa, e tutto ciò che essa significava per lui.
Rappresentazione riproposta a dieci anni dal suo fortunato debutto, a Palermo, di quell’Un appartamento in città che Giuseppe Drago partoriva nel 2001.