Villaggio Jamaica!

Risate e colpi di scena a ripetizione, in una cornice decisamente esotica.

Roma, Teatro San Genesio, 7 aprile 2018

Di: E. Miscio e S. Giulietti

Regia: Emilia Miscio
Scene: Giorgio Miscio
Fonico: Giorgia Caredda
Direttore di scena: Simona Borrazzo
Trucco: Letizia Floreani, Sara Giulietti, Stefania Stania
Foto e video: Emilia Miscio
Assistente di scena: Letizia Floreani
Con: Simone Giulietti, Ambra Lucchetti, Leonardo D’Angelo, Claudio Carnevali, Claudio Bianchini, Ivano Cavaliere, Giovanna Tino, Fiammetta Blasucci, Lorenzo Girolami, Daniele Di Martino

Date: Dal 4 al 15 aprile 2018

Intro: La regista Emilia Miscio torna al teatro San Genesio di Roma con una nuova, esilarante commedia, scritta a quattro mani con Simone Giulietti, qui anche attore.
Un omaggio alla commedia italiana, agli anni ‘70 e a Bob Marley.
Le note del padre del reggae accompagneranno una giovane coppia di futuri sposi – un musicista hippy, lui e una scrittrice di romanzi rosa, lei – in un villaggio turistico italiano in Jamaica, in cui il pubblico vedrà alternarsi personaggi buffi e stravaganti – dall’audace zia Rita al capovillaggio schizofrenico, dal prete cieco al seduttore latino – che condurranno l’azione scenica non solo sul palco, ma anche nel dietro le quinte, dando vita a un’interessante idea registica.

Ad Emilia Miscio il palco del Teatro San Genesio fa respirare già da un po’ aria di casa. Difatti sono diverse, ormai, le commedie da lei proposte in una cornice che le si confa parecchio, considerando la calorosa accoglienza del pubblico e la natura stessa di uno spazio teatrale che sembra studiato apposta per accogliere compagnie numerose, rocambolesche interazioni in scena, una scoppiettante vivacità riscontrabile poi in ogni elemento registico. Tuttavia attraverso gli adattamenti della Miscio di Jack Sharkey, prolifico commediografo statunitense, ci eravamo abituati anche alla rivisitazione di tempistiche, scenari e personaggi tipicamente anglosassoni. Con Villaggio Jamaica!, la divertente pièce scritta assieme al protagonista Simone Giulietti, l’ossatura di quella particolare declinazione della commedia degli equivoci si percepisce ancora, fusa però con le differenti trovate e gli accenti maggiormente naif dovuti alla così esotica ambientazione.

Già, perché sin dalle prime battute il pubblico deve immaginare di trovarsi in Giamaica, nel villaggio turistico scelto da una coppia di futuri sposi alquanto scombinati e pasticcioni per il loro matrimonio, ma che riserverà loro non poche sorprese. Tra le sordide macchinazioni di un’avida zia, l’allucinante sequenza di scoperte riguardanti il capovillaggio che dovrebbe celebrare le nozze, le folgoranti apparizioni di un misterioso latin lover dall’accento spagnolo e tanti altri imprevisti avrà luogo una simpatica baraonda. Con il continuo ingresso in scena di personaggi esilaranti, tra i quali confessiamo una sfumatura di simpatia per l’improbabile prete africano Lumumba Babatunde, foriero per via della sua cecità di infinite battute degne di rivaleggiare, in quanto a demenzialità, con quelle che i social network dispensano a manetta su Andrea Bocelli!

Si dipana così, a tempo di reggae, una folle commedia che gioca sui nomi strampalati dei personaggi come anche sui loro bizzarri comportamenti, mettendo a fuoco poco alla volta i contorni di un “giallo rosa” d’altri tempi, con il linguaggio volgarotto della perfida zia a sporcare ulteriormente questo ibrido picaresco e piacevolente imbevuto di note goliardiche. La stessa messa in scena, ad ogni modo, ci è parsa contribuire al buon ritmo dello spettacolo, grazie anche a un piccolo accorgimento scenografico sfruttato decisemente bene: la finestrella in fondo alla camera degli sposini, lasciata aperta così da veder transitare in profondità sul vialetto i vari personaggi diretti alla stanza, già impegnati in sketch tanto gustosi quanto assurdi. Un’ulteriore “vetrina” a disposizione di un cast dalla verve notevole ed equamente distribuita.

 

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