Cyrano Station al Mausoleo di Cecilia Metella

La rassegna I racconti di Dioniso - I edizione ci ha proposto un’altra cornice straordinaria, per una versione del celebre Cyrano emotivamente carica

Domenica 26 giugno 2022 -19:15
Mausoleo di Cecilia Metella
Produzione: Compagnia Liberaimago e Associazione Primo Aiuto
Regia e drammaturgia: Roberto Ingenito
Con: Alessandro Balletta, Gaetano Migliaccio e Rossella De Martino

Intro: L’amore vive tra i versi dei poeti. Sui guanciali del loro risveglio. Nei pensieri che accompagnano al crepuscolo.
E se l’amore fosse la mera invenzione di un dio beffardo, un bluff, un modo per riempire pagine di libri, appesantire tavole di palcoscenico, giustificare torbidi di stomaco. Se fosse solo “parola”, o molto più semplicemente menzogna. Se fosse un ritornello scemo, tipo: “sole, cuore e amore”.
Insomma, se l’amore esistesse solo nella voce di chi, capace di raccontarcelo, ce lo facesse intendere vero e/o plausibile?
Allora immaginiamo dei poeti, indossare le vesti di un guascone, e iniziare un viaggio, con tanto di fermate e capolinea. Virtuosi della parola, dall’inchiostro sopraffino, duelleranno in singolar tenzone a colpi di puntuta stilografica. Rilke e Rostand, o Rostand e Rilke, se preferite. E poi il bardo, declamato per errore o forse per amore. E ancora i turbamenti di Vitangelo Moscarda, di Kovalèv e Pinocchio. E poi un naso, grosso, “maledetto”, testimone di un amore impossibile ma terribilmente reale, emblema letterario della menzogna, ma anche rivelatore di verità.
Dei poeti, dunque, e un naso. Un’ ispirata passeggiata tra le righe, i racconti, i versi di poeti profondamente innamorati o tremendamente bugiardi.

“Il mio cuore
non vi lascerà mai un istante,
sono e sarò
fin nell’altro mondo
colui che vi amò spudoratamente”

Ancora una cornice incantevole, per I RACCONTI DI DIONISO – I EDIZIONE: la raffinata rassegna di eventi teatrali, che tra il 25 e il 26 giugno ci ha permesso di esplorare alcuni degli spazi più affascinanti del Parco dell’Appia Antica, domenica 26 ha fatto tappa presso il Mausoleo di Cecilia Metella. “Fare tappa” è espressione quanto mai indicata, perché nell’impostazione scelta per rappresentare Cyrano de Bergerac, la celebre commedia di Edmond Rostand riproposta di recente da Joe Wright anche sul grande schermo, vi è pure l’idea della vita intesa come viaggio, dove ogni “stazione” può condurre verso nuovi e sorprendenti orizzonti. Ecco quindi Cyrano Station. Con l’accorta drammaturgia di Roberto Ingenito a fare da ponte tra la classicità dell’opera e questi altri impulsi creativi.

Torniamo però all’impatto della location sulla rappresentazione. Lo stesso allestimento all’interno del Mausoleo di Cecilia Metella è fonte di suggestioni forti, a partire dall’iniziale silenzio rotto soltanto dallo svolazzare di qualche uccello tra le rovine. Sembra quasi di poter osservare il volo delle colombe al ralenti come in un film di John Woo. Momenti di magica sospensione. In compenso la scenografia dell’opera è estremamente sobria, quasi dimessa: solo un letto, al centro della scena, che accoglierà come una banchina il passaggio dei tre interpreti, in viaggio verso relazioni sentimentali o rapporti di rivalità comunque difficili da gestire, da vivere con pienezza. Senz’altro splendidi nell’affrontare il periglioso triangolo sentimentale dell’opera, Alessandro Balletta, Gaetano Migliaccio e Rossella De Martino ne declinano la delicatezza di fondo, raggiungendo un personale equilibrio tra il pathos del testo originale e certe interpolazioni, immesse nel fluire dei loro discorsi con sorniona ironia.

Naso finto penzolante, messo lì a rafforzare e raddoppiare uno dei segni più fortemente iconici dell’intreccio, i tre regalano al pubblico un eloquio sorprendentemente sciolto e forbito, in cui gli scambi di battute si incastrano alla perfezione. Tutto con le giuste dosi di ribalderia, quando ci si ritrova a parlare di amori sofferti e di duelli, di sfide alla società e di intimi sacrifici, ma senza mai gigioneggiare in modo eccessivo. Persino quando, in una chiave post-moderna tutt’altro che gratuita, sono parole di altri scrittori o estratte magari da qualche brano di musica leggera a “rinfrescare” il tono dell’opera, generando ilarità senza che la commozione per il destino incerto dei tre personaggi si eclissi del tutto. Sicché tale trasposizione conserva la sua arguzia fino alla fine, una fine ad ogni modo pregna di emozioni.

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