L’importanza di chiamarsi Ernesto… e l’Appia Antica

Oscar Wilde rivisitato con classe al Mausoleo di Cecilia Metella, per la rassegna I racconti di Dioniso - I edizione

Domenica 26 giugno 2022 -20.45
Mausoleo di Cecilia Metella
Produzione: Il Demiurgo in collaborazione con Pro Lauro
Regia: Carlo Sciaccaluga
Con: Alessandro Balletta, Franco Nappi, Roberta Fascati, Simona Pipolo, Carolina Rapillo, Marco Serra e Chiara Vitiello.

Intro: Che il nome che portiamo sia importante lo sappiamo bene ma lo ha meglio sottolineato Oscar Wilde nella sua divertente quanto dissacrante commedia teatrale “The Importance of Being Earnest”, nome che significa “onesto” ed Ernest onesto non lo era affatto. È una delle commedie più rappresentate di sempre quella partorita dal genio di Oscar Wilde: la storia, intrisa di ironia e sarcasmo, scorre con ritmo incalzante dalla prima all’ultima battuta, traversando equivoci e scambi di identità fino al classico lieto fine e mette alla berlina la rispettabilità artefatta della Londra vittoriana attraverso dialoghi brillanti, surreali e provocatori.

Tra le opere rappresentate, rivisitate, omaggiate durante I RACCONTI DI DIONISO – I EDIZIONE, quella di Oscar Wilde ha beneficiato forse del tocco più delicato, almeno all’apparenza. Nel senso che rispetto ad altri spettacoli cui abbiamo assistito, intelligentemente traslitterati nella forma scenica e/o nell’adattamento del testo originale, qui si è forse intervenuto meno. Eppure sottili tocchi stranianti hanno parimenti arricchito di sfumature l’ottimo lavoro compiuto, a livello attoriale, dalla compagnia che ha messo in scena L’importanza di chiamarsi Ernesto sullo sfondo del Mausoleo di Cecilia Metella, già foriero coi suoi secoli di Storia di una incipiente atemporalità.

Nel lodare l’interessante lavoro sui personaggi attuato dagli interpreti, non vogliamo però dimenticarne uno la cui presenza in scena non era certo prevista, il 26 giugno, ma che ha pensato ugualmente di metterci… lo zampino. Ci riferiamo ovviamente al gatto sornione che avevamo precedentemente visto aggirarsi tra le rovine e che ha poi fatto capolino sul palco, proprio all’inizio dello spettacolo!
Simpatica e buffa la sua apparizione, notevole anche la capacità degli attori di improvvisare, fino a quando il felino non si è deciso a recuperare la sua “virtuale poltroncina” tra il pubblico. Nel frattempo, però, avevamo avuto modo di apprezzare la graziosa – e funzionale – cornice meta-teatrale che, attraverso un confronto interno al cast dello spettacolo, ha saputo offrire divertite e interessanti indicazioni sull’ambiguità del titolo stesso e sulle ovvie difficoltà nel trasporre tutto ciò in italiano: un escamotage utile qui a definire le coordinate della pièce, ma con un’ironia di fondo che un’altra autrice da noi apprezzata come Emilia Miscio ha già usato per esempio da traino, in passato, per costruire l’impalcatura di intere rappresentazioni, vedi il suo Sei personaggi in cerca d’attore.

Rientrati gli interpreti nei rispettivi personaggi, la regia spigliata di Carlo Sciaccaluga ha poi modo di ripercorrere le tappe della celebre commedia di Oscar Wilde, mettendone in evidenza tutta la modernità e al contempo la capacità di scardinare le convenzioni borghesi dell’epoca, quelle tipiche di un’età vittoriana già scossa a livello sociale e di costume da nuovi fremiti. Muovendosi con disinvoltura negli spazi delineati da una scenografia articolata ma tutto sommato semplice, i protagonisti hanno avuto buon gioco nel coinvolgere il pubblico, nonostante la durata ragguardevole della rappresentazione, in un continuo susseguirsi di equivoci, furbe macchinazioni, cambi di prospettive, nonché crisi di coppia dovute magari all’ingerenza di qualche genitore o parente più anziano, fiero di appartenere all’aristocrazia. Il modo più veloce di smontare, da parte dei giovani amanti, queste visioni antiquate e castranti, si riflette ovviamente nel linguaggio, tant’è che se la presenza scenica degli interpreti si è fatta generalmente apprezzare, è soprattutto in certi duetti verbali e soprattutto per merito delle interpreti femminili che hanno avuto luogo i siparietti più intensi, divertenti, quelli capaci di strappare applausi a scena aperta.

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