IL MERCATO METRONIO

Alla riscoperta di un gigante dell'architettura

Foto di Javier Salazar

 

Scoprire i luoghi di Roma è sempre un’esperienza incredibile. Girovagare qui aiuta a capire quanto immenso sia il patrimonio architettonico e culturale di questo museo a cielo aperto. Esperienza ancora più incredibile poi, è osservare questa città attraverso occhi estranei e lasciarsi suggerire punti di vista differenti. In questo caso, gli occhi, sono quelli di Javier Salazar, giovane architetto originario di Monterrey che mi ha gentilmente accompagnato alla scoperta del Mercato Metronio nel quartiere San Giovanni.

Struttura polivalente costruita negli anni 60 per soddisfare la necessità di luoghi di aggregazione, il Mercato Metronio è il risultato del progetto dell’architetto Florestano Di Fausto e del celebre ing. Riccardo Morandi: pionere del cemento armato precompresso e firma, nella nostra città, del viadotto della Magliana, degli hangar Alitalia di Fiumicino e del viadotto di corso Francia. Insomma, un nome di primo piano nella storia architettonica nazionale e internazionale.

Forse, per molti, il Mercato Metronio non è il massimo in termini di estetica anche perché gli anni Cinquanta hanno rappresentato per Roma una mastodontica colata di cemento che ha lasciato poco spazio all’architettura di qualità, anche se non tutti sono d’accordo su questo punto. Di fatto, però, il cemento impiegato a soddisfare le esigenze di una città in piena esplosione demografica, è sempre stato sinonimo di bruttezza e di vandalismo architettonico da parte di una schiera di scaltri imprenditori del settore immobiliare (cd palazzinari, in gergo romanesco).

Il crescente degrado del Metronio ha richiamato attenzioni non sempre finalizzate al rilancio dell’edificio. Anzi, una delibera comunale di qualche anno fa prevedeva addirittura l’abbattimento e la ricostruzione di questo e altri mercati rionali per realizzare i tanto discussi parcheggi privati. Fortunatamente il mercato, già inserito in numerosi libri d’arte, è stato definito come edificio di interesse architettonico e urbano e rappresenta un’opera rilevante non solo per la storia della nostra città, ma anche per le vicende dell’architettura italiana del Novecento.

In queste poche righe, a mio modo di vedere, si può riassumere parte dell’essenza della storia architettonica di Roma, che risulta ripiegata su un’eredità più grande di essa. Responsabile di aver creato un linguaggio universale per tutta Europa. Un’eredità che si mostra muta, sovrapposta e contorta. Io e l’architetto Salazar, in un sabato mattina qualsiasi, senza rendercene conto, siamo testimoni di questo spazio incalpestabile che è la città di Roma. Lui mi fa dono di questo scatto del Metronio, io mi regalo l’ennesima preoccupazione: l’amore verso Roma coincide perfettamente con il timore di perderla.

Antonio Alberto Di Santo

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