IL PIPISTRELLO di Jo Nesbo

 

Titolo: Il pipistrello

Autore: Jo Nesbo

Editore: Einaudi

Pagine: 424

Trama: Una ragazza norvegese di poco più di vent’anni è stata uccisa a Sydney. L’ispettore Harry Hole della squadra Anticrimine di Oslo viene mandato in Australia per collaborare con la polizia locale e in particolare con Andrew Kensington, un investigatore di origini aborigene tanto acuto quanto misterioso. L’inchiesta si rivela subito complessa: l’omicidio della ragazza non è un caso isolato ma, probabilmente, l’ultimo anello di una lunga catena, e lo scenario in cui l’assassino agisce si allarga fino a comprendere fosche storie di droga e sesso. Un quadro a tinte così forti che Harry quasi vede proiettarsi sulle indagini l’ombra minacciosa di alcune figure della mitologia aborigena. In particolare quella di Narahdarn, il pipistrello che reca la morte nel mondo.

Storia interessante, con molte sfaccettature alcune indipendenti tra loro, alcune si riflettono le une nelle altre in un gioco di specchi senza fine.

Più che un thriller, questo romanzo lo definirei un noir, soprattutto per alcuni risvolti.

Il protagonista Harry Hole non è il solito poliziotto bello e infallibile come di prammatica in tante storie, ma un poliziotto molto fuori dagli schemi, con le sue debolezze, i suoi scheletri nell’armadio e i suoi fantasmi da combattere.

La storia è scorrevole e carica di pathos, la trama e l’ordito ad un certo punto si fondono svelando, a piccole dosi, alcuni retroscena da cui si può capire qualche sfumatura, ma è troppo presto per avere tutti gli indizi per capire finalmente chi c’è dietro a tutta la vicenda.

Buona la descrizione di scenari, ambientazioni e personaggi, e soprattutto molto interessante e divertente l’alternarsi di storie e leggende nordiche (da cui il titolo) e aborigene australiane, inframezzate dalla storia dei nativi australiani, ingiustamente spodestati e ghettizzati dai conquistatori e coloni stranieri, e mal considerati e mal sopportati dagli attuali australiani non aborigeni moderni.

Il finale è un po’ confuso e precipitoso ma di effetto, ma lascia il lettore con una serie di domande senza risposta, anche se nonostante tutto il cerchio si chiude e finalmente si scopre chi è l’assassino.

Primo romanzo in cui compare il protagonista,  e opera prima di Jo Nesbo; il romanzo sotto alcuni aspetti, svela al lettore la non ancora completa maturità letteraria dello scrittore, specialmente in alcuni passaggi, ma già leggendo “il cacciatore di teste” pubblicato qualche anno dopo lo stile letterario appare più definito e la trama più raffinata e meno confusa.

Concludendo è indiscutibile che Jo Nesbo è uno scrittore tra i migliori. In questo primo romanzo scopriamo Harry Hole all’inizio di tutto. E per chi l’ha conosciuto scrittore già affermato, la scoperta di questo libro si rivela quasi commovente. Anche se è un’opera prima gli ingredienti del successo ci sono già tutti: lo spessore del personaggio, la trama, la tensione, i protagonisti di contorno spesso indimenticabili, le trovate investigative, un certo gusto per il macabro e nessuna concessione alle speranze buoniste del lettore. Tutto va come deve andare, senza alcuna concessione e tutto sommato è una buona lettura.

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