IL SUPERSTITE di Wulf Dorn

Titolo: Il superstite

Autore: Wulf Dorn

Traduttore: Petrelli A.

Editore: Corbaccio

Pagine 440

Trama: Prima del silenzio. Una notte d’inverno, la strada ghiacciata, neve tutt’intorno, un’auto sbanda, si schianta contro un albero, il guidatore è gravemente ferito. Aveva appuntamento con lo sconosciuto che poche ore prima aveva rapito suo figlio Sven, mentre era fuori casa con il fratello maggiore. Adesso tutto è inutile: l’uomo sa che sta per morire. E sa che anche suo figlio morirà. 

Dopo il silenzio. Da ventitré anni lo psichiatra Jan Forstner vive con l’angoscia della scomparsa del fratellino. Tutto ciò che gli resta è un registratore che Jan aveva portato con sé la notte in cui erano usciti insieme e dove sono incise le ultime parole di Sven: «Quando torniamo a casa?» E poi il silenzio. E gli incubi che da quella notte non hanno smesso di tormentarlo. La notte in cui il padre è morto in un incidente d’auto.

La vita di Jan si riassume tutta in quella notte: ha studiato psichiatria come suo padre, si è specializzato in criminologia e ora è tornato al punto di partenza: alla Waldklinik, la clinica dove lavorava il padre e dove adesso lavorerà anche lui. Vorrebbe ricominciare a vivere, lasciarsi alle spalle l’incubo, ma quando una paziente della clinica si suicida, Jan si trova coinvolto in un’indagine che svelerà un segreto atroce rimasto sepolto per ventitré anni…

 

Libro interessante sia per le atmosfere e le ambientazioni che per i contenuti.

Il protagonista Jan Forstner, è figlio di uno psichiatra di successo deceduto 23 anni prima, in un incidente d’auto avvenuto in una notte nevosa d’inverno, in circostanze assurde durante un tentativo disperato di incontrare il rapitore di suo figlio Sven. Il libro ruota intorno ai tormenti del protagonista che involontariamente ha causato la sparizione e la morte (presunta) del fratellino Sven e la morte del padre in quell’assurdo incidente.

Il romanzo parte molto lentamente andando indietro nel tempo attraverso i ricordi della vicenda che porterà all’inizio della fine della famiglia Forstner, e poi lentamente si succedono una serie di vicende apparentemente slegate tra loro ma che hanno come filo conduttore sempre la storia della sparizione di Sven.

Durante la lettura fanno la loro comparsa una serie di personaggi molto diversi tra loro: una prostituta con velleità di attrice che ha uno strano cliente; una giornalista ficcanaso; una suicida ossessionata da un demone; il padre di una paziente del padre di Jan suicida anch’essa; un ex compagno di scuola di Jan disturbato mentalmente; e poi ancora uno strano archivista tabagista, un ex benzinaio alcolista e naturalmente lo staff della clinica psichiatrica dove Jan lavora.

Le vicende di tutti questi personaggi si mescolano e rimescolano tra loro dando vita ad un intreccio di storie, e a volte di dicerie che dipingono un quadro finale a dir poco inquietante. Nelle ultime 50 pagine pian piano la matassa si dipana e la narrativa acquista un ritmo insospettabile, e il finale è talmente surreale e oserei dire kafkiano che coglie alla sprovvista.

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