Ip Man
di Wilson Yip
con Donnie Yen
La storia di Ip Man (o Yip Man), nato a Foshan nel 1893 e morto ad Hong Kong nel 1972, insegnante cinese di arti marziali, nello specifico di Wing Chun, maestro della star Bruce Lee, è stata raccontata sul grande schermo da Wilson Yip in quattro film. L’ultimo, e conclusivo, del 2019, è stato trasmesso in anteprima streaming quest’estate al Far East Film Festival, ma per un quadro esaustivo della vita e degli insegnamenti di Ip è auspicabile la visione dell’intero ciclo di Wilson Yip; i primi due sono visibili in streaming sulla piattaforma dedicata al cinema dell’estremo oriente Fareastream.
L’uomo e la leggenda; l’lp Man di Wilson Yip, interpretato dal bravissimo Donnie Yen, riprende la vita del grande Maestro e ne fa un esempio non solo della lealtà ed integrità alla base delle arti marziali, ma anche di nazionalismo cinese contro l’invasore giapponese e la supremazia occidentale. Nel primo Ip Man infatti, vediamo la pace della ricca cittadina di Foshan mutarsi in miseria ed oppressione in seguito all’invasione giapponese del 1937 e il maestro Ip costretto a combattere infine contro il comandante nemico. Una scelta che lo porterà a fuggire ad Hong Kong con moglie e figlio per salvarsi dalle rappresaglie. A Hong Kong, non senza difficoltà, fonda la sua scuola di Wing Chun; parte da qui il secondo film, che porterà Ip prima a farsi conoscere e rispettare dagli altri maestri di arti marziali ed infine a combattere contro un crudele pugile britannico per difendere l’onore delle arti marziali ( e vendicare il maestro amico ucciso dal boxeur). Nel terzo film, a guerra conclusa, Ip è ancora ad Hong Kong, dove conduce una vita tranquilla dividendosi tra le sue lezioni di Wing Chun e la famiglia. Stavolta è la mafia locale, che minaccia la scuola frequentata dal figlio minore di Ip, l’avversario del Maestro. Vita privata ed azione si mescolano, ed Ip interviene per salvare sia la scuola che il figlio, mentre all’amata moglie di Ip viene diagnosticato un male incurabile. “La cosa più importante è l’ amore di chi abbiamo accanto”, concluderà infine Ip.
Ed eccoci all’ultimo capitolo; rimasto solo con il figlio, minato da un male incurabile, Ip decide di mandare il figlio a studiare in America. Si reca quindi personalmente a San Francisco in avanscoperta, per scoprire che il suo studente Bruce Lee ha sconvolto la comunità locale di arti marziali aprendo una scuola di Wing Chun. Appianati i dissidi con la comunità cinese in America, Ip si troverà a fronteggiare lo stesso modello statunitense, in una non troppo celata manovra di egemonia culturale cinese. Tutto il film, in effetti, sembra essere una esternazione dell’idea che la Cina sia in lotta con l’America; i maestri di arti marziali si muovono con grazia su coreografie da ballerini contro i chiassosi e rudi marines, e la vittoria di Ip sembra affermare la superiorità della cultura cinese. Ma alla fine il maestro, stanco, preferirà tornare a casa, il solo posto dove vuole rimanere: quello che ha conosciuto fuori, non è così bello come sperava.
Michela Aloisi