L’INTOCCABILE di Marisa Merico

Titolo: L’intoccabile

Autore: Marisa Merico

Editore: Sperling & Kupfer

Pagine 288

 

Trama

Cosa ci fa, un giorno del 1988, una bionda mezza inglese mezza calabrese su una Citroën carica di kalashnikov in viaggio da Milano al Sud? È la stessa bambina che anni prima accompagnava mamma e papà in innocenti gite in Svizzera, con la culla gonfia di sigarette di contrabbando? O la stessa donna che molto tempo dopo avrebbe comandato un clan con interessi miliardari nel traffico di droga? Un romanzo di formazione (criminale) denso come un thriller, ma nulla è inventato: è la verità, tutta la verità di Marisa Merico, figlia di una ragazza inglese che negli anni Settanta sposò un giovane boss della ‘ndrangheta, Emilio Di Giovine. Ambientato in una Milano livida e feroce, che sembra uscita da un film, è il ritratto di un mondo arcaico, spietato, profumato di soldi e potere, che ruota intorno alla “famiglia” in cui è cresciuta: una nonna analfabeta che cucina, prega e ordina omicidi, un padre che costruisce castelli di coca, cambia donne, bolidi, identità, evade dalle celle come Houdini, un marito-gangster sposato con una cerimonia degna de Il Padrino. Un viaggio sconvolgente nel pozzo nero della ‘ndrangheta – dal pestaggio di chi ha “osato” parlare a una donna, alla corruzione di giudici e sbirri, di una protagonista finita immersa in quel mondo per amore di due uomini. Che da quel mondo ha appreso le regole per sopravvivere nel carcere speciale. Che ha protetto due figli. E che oggi lotta per la sua libertà, ma senza tradire il passato. La “famiglia” – sempre – prima di tutto.

 

In questo libro si respira un’aria densa di omicidi, traffici, cocaina e soldi quasi si leggesse un libro di 007 piuttosto che una storia vera, raccontata da chi quella vita l’ha vissuta nel bene e nel male, pagandone di persona le logiche conseguenze; la storia è avvincente, scorrevole, anche se a volte è raccontata in modo crudo senza “indorare la pillola”.

I personaggi sono descritti in modo lineare, quasi asettico, senza colpevolizzare nessuno per le azioni commesse, che siano pestaggi, omicidi o accordi di affari seppure loschi come la compravendita di armi pesanti militari per combattere una guerra tra cosche in Calabria.

Emilio Di Giovine (noto boss del narcotraffico) in particolare viene descritto come un uomo  deciso e affascinante fin da giovane, amante delle donne, della bella vita e delle belle macchine, ma molto legato alla sua famiglia di origine e molto rispettoso delle decisioni prese dalla madre, effettivo boss del clan Di Giovine-Serraino.

Il romanzo descrive un mondo in cui soldi e potere vanno a braccetto, in cui basta un errore, uno sgarbo per perdere la vita o la libertà, un mondo in cui ai boss tutto è permesso e tutto e tutti hanno un prezzo; un mondo che visto dagli occhi di un profano è fatto di auto di lusso e privilegi inarrivabili per i comuni mortali.

Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, per cui se su un piatto della bilancia ci sono soldi e potere sull’altro piatto ci sono i possibili rischi legati a questo tipo di vita avventurosa e carica di adrenalina, ossia prigione e perdita di potere; ma mentre per Emilio la prigione è quasi un Grand Hotel con pasti a domicilio e lenzuola di seta, per la figlia Marisa le cose non vanno nello stesso modo, ma nel romanzo le pagine dedicate a questa esperienza seppure dure, sono cariche di riflessioni e di sentimenti contrastanti.

Nel complesso è un romanzo che contribuisce a scoprire qualche altro altarino di un mondo complesso e molto difficile da comprendere per i non addetti ai lavori.

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