La superficialità dei vent’anni, la crisi di mezza età, l’amore infedele. Il triangolo amoroso raccontato in Quella strana parte di me sarà in replica dall’8 al 20 marzo al Teatro dei Conciatori di Roma. Lo spazio è piccolissimo (circa 50 i posti a sedere) e il biglietto forse un po’ troppo caro (18 euro il costo del biglietto intero più 2 euro di tessera obbligatoria) se paragonato a quello che si andrà a vedere. È quello che viene da pensare quando lo spettacolo scritto ed interpretato da Patrizio Cigliano apre le scene. L’argomento è di per sé inflazionato (la crisi di mezza età) e la recitazione, sulle prime, è isterica e forzata, gli attori si esprimono in un italiano preparato a tavolino che nessuno, nella vita reale, utilizzerebbe mai.
Ma è solo la prima mezz’ora. Dopo la compagnia inizia a carburare, i protagonisti entrano finalmente nel ruolo suscitando le risate del pubblico. Patrizio Cigliano è Andrea, un uomo di quarant’anni che perderà la testa per Linetta (Beatrice Messa), la ventenne stagista della sua azienda produttrice di app. L’amore adolescenziale e frivolo per Linetta porterà Andrea a distruggere il matrimonio con sua moglie Sara (Barbara Begala) e soprattutto a confrontarsi con quella parte di sé più lucida e razionale (interpretata da Veronica Milaneschi) che lo avviserà per tempo senza riuscire a tenerlo fuori dai guai.
La commedia non è proprio da sganasciarsi dalle risate, però il risultato finale è piacevole e gli attori si dimostrano piuttosto bravi (anche la giovanissima Beatrice Messa, che nella prima parte dello spettacolo non riesce a mostrare il suo volto al pubblico, forse per timidezza).
La storia si sviluppa su ritmi incalzanti e quasi cinematografici, i personaggi vengono approfonditi nei rispettivi aspetti psicologici, i dialoghi, a voler essere sinceri, potrebbero essere perfezionati. Gli attori sono accompagnati dalle voci di Francesco Pezzulli, Giò Giò Rapattoni, Paola Majano e Alessandro Parise, lo sponsor della serata è una nota agenzia immobiliare. Uno sponsor piuttosto ingombrante, giacché il suo spot viene proiettato ad inizio serata prima dell’apertura del sipario. Una scelta inusuale per chi va a teatro che Patrizio Cigliano spiega così: “è a causa dei tagli ai fondi del Fus”, il fondo unico per lo spettacolo.
Insomma tempi magri anche per l’associazione culturale Arcadinoè, fondata dallo stesso Cigliano e produttrice della piéce teatrale. Aldilà degli spot pubblicitari e dell’inizio incerto, il pubblico, alla fine, apprezza. Il portafogli, forse, un po’ meno.