RITORNO A L’AVANA

DALLA GRANDE SPERANZA ALLA DISILLUSIONE: VIVERE, SCAPPARE E INFINE RITORNARE A CUBA

TITOLO ORIGINALE: Retour à Ithaque
REGIA:  Laurent Cantet
GENERE: Drammatico
SCENEGGIATURA: Leonardo Padura Fuentes, Laurent Cantet
ATTORI:  Isabel Santos – Jorge Perugorría – Fernando Hechevarria – Néstor Jiménez – Pedro Julio Díaz Ferran
FOTOGRAFIA: Diego Dussuel
MONTAGGIO: Robin Campillo
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Francia, 2014
DURATA: 95 Min

TRAMA:  Una terrazza con affaccio su L’Avana. Il sole sta calando. Cinque amici si riuniscono per celebrare il ritorno di Amadeo dopo sedici anni di esilio. Dal tramonto all’alba, ricordano la loro giovinezza, il gruppo che erano soliti frequentare, la speranza che riponevano nel futuro… ma anche la loro disillusione.

L’Avana, Cuba, è per certi versi il luogo della grande utopia ma anche della amara disillusione (il film nel titolo originale si chiama infatti “Retour à Ithaque”. Si dovrebbe indagare sul motivo per cui i distributori italiani, nel modificare il titolo di un film, giudichino spesso “ignoranti” e “sempliciotti” i loro spettatori). E’ qui, dal tramonto di una sera all’alba di un mattino, che il film si svolge: l’ambientazione è data da una terrazza, o meglio da una “azotèa”, stanze all’aperto ricavate da grandi terrazze condominiali. Durante questo racconto si celebrano i sogni infranti,  l’amarezza del presente, la certezza che non c’è più tempo per la speranza.

La generazione dei cubani nati tra gli anni ’50 e ’60, passati attraverso gli anni del sacrificio comunista voluto da Fidel Castro (negli anni Novanta, dopo la caduta del Muro e la fine degli aiuti da parte dell’Unione Sovietica, a Cuba vigeva la tragica austerity del “periodo especial”) sente ancora il bisogno di raccontarsi l’avventura di quella giovinezza, gli ideali sognati e sfumati in un mucchio di ricordi e di nostalgie struggenti.

Il sogno della “Revoluciòn” si infrange su questa terrazza ricavata sui tetti dell’Avana con vista sul mare. Questa è quasi l’unica location del film del regista Laurent Cantet (Palma d’Oro a Cannes per il film “La classe”, ma autore anche di “Verso Sud” e “Risorse umane”). Qui si parla, si balla e si canta, si ride e si piange in una ambientazione e in un racconto che sembrano quasi teatrali.

Il film è il racconto dell’incontro di una sera tra un gruppo di amici che da giovanissimi avevano creduto nella rivoluzione castrista e adesso si ritrovano per il rientro di uno di loro, uno scrittore, che, fuggito in Spagna sedici anni prima, ha deciso di tornarsene a Cuba perché fuori dall’isola aveva perso l’ispirazione, mentre a casa sua è sicuro di ritrovarla. C’è poi un pittore censurato dal regime, che tradendo la sua arte si è ridotto a dipingere quadri banali.

C’è un medico divorziata dal marito che guadagna 20 dollari al mese e ha portato tutti i figli a Miami per assicurargli un futuro migliore. Infine ci sono un ingegnere nero (che si ritrova a fare l’operaio), il più idealista del gruppo, che è costretto ad arrangiarsi con lavori clandestini ma si è accontentato di sopravvivere con la sua famiglia, senza particolari ambizioni, e, infine, un piccolo dirigente di partito, che vive apparentemente meglio degli altri ma dentro di sé viene divorato da un conflitto lacerante per aver tradito i suoi ideali.

Cantet ha scritto il film con Leonardo Padura Fuentes, tra i più importanti scrittori cubani, uno di quelli che non hanno scelto l’esilio. E Amadeo, colui che ritorna a vivere a Cuba potrebbe benissimo rappresentare essere l’alter ego dello sceneggiatore.

Il film, pur non essendo spiccatamente politico, è duro contro il regime e critico sul presente della Revoluciòn. I cinque amici riuniti parlano delle loro vite, osservano amaramente che il sogno per cui hanno lottato alla fine si è rivelato un incubo. E ne pagano le conseguenze. Sono tutti intellettuali, gente che ha pagato un prezzo alto al regime tagliandosi ogni possibilità di successo per troppa libertà di pensiero. Sono persone “spezzate”, amareggiate, rabbiose, ma non rivoltose, proprio come non lo sono i personaggi dei romanzi di Padura.

Proprio a partire dalla rinnovata presenza di Amadeo, lo scrittore del gruppo entrato in crisi di creatività, si sviluppa un crescendo di confessioni e confronti che portano a una riflessione complessiva sull’esperienza drammatica di quegli anni di gioventù i cui frutti non sono stati quelli sperati. I singoli personaggi tentano, a turno, di indagare, giustificare, accusarsi l’un l’altro di non aver saputo trovare una coerenza di vita e di essere approdati a una resa esistenziale oltre che ideale. E alla fine le tensioni si placano, come per un’osservanza del destino immodificabile.

Cantet ha realizzato una commedia amara, fluida e godibile a dispetto del suo impianto. Grazie anche alla bravura del quintetto di attori,  il fiume di parole dei cinque sono incise nel corpo dei personaggi donando una visione d’insieme appassionata e coerente.

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