La notte illumina la notte. Un concetto filosofico affascinante catturato dalla macchina fotografica dell’artista Rafael Y. Herman che, durante alcune notti, ha immortalato la natura della sua terra d’origine, ovvero la Terra Santa, quella terra immortalata dalle tele di numerosi artisti della pittura in passato, i quali non l’hanno mai visitata veramente, ma ne hanno elaborato le fattezze grazie a fonti bibliche e letterarie. Così proprio come loro, Rafael Y. Herman, si pone nel buio e non vede il paesaggio circostante, ma lo cattura attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, vedendo il panorama e l’ambiente circostante soltanto al momento finale dello sviluppo.
Qual è dunque l’immagine della natura durante la notte? Ed i colori, con la luce lunare, restano invariati? Il rosso dei papaveri in un campo di grano è sempre lo stesso rosso?
Queste sono alcune delle domande che l’artista Rafael Y. Herman si è posto per realizzare questo progetto fotografico molto interessante, presente all’interno del Padiglione A del Museo Macro Testaccio di Roma.
Il percorso espositivo si snoda attraverso una decina di grandi fotografie che rappresentano questo “esperimento”, dove l’immagine dei paesaggi notturni affiora in tutta la sua bellezza nottura, evidenziando invero una luce straordinaria, quasi da illudersi che le fotografie riprodotte siano state scattate durante la luce diurna. Ma niente di più sbagliato. Le fotografie sono state tutte realizzate durante il corso della notte.
Per la realizzazione, l’artista ha usato la classica attrezzatura da fotografia, ovvero un cavalletto, una macchina fotografica, degli obiettivi, senza nessuna manipolazione digitale o ausili elettronici. Tutto è calcolato sin nei minimi dettagli nel momento dello scatto, tanto che l’artista dichiara che effettuando tutte le accortezze del caso, riesce sempre a scattare fotografie, senza che queste siano “scartate”. L’artista dichiara di non sapere quale sarà l’immagine che ne uscirà fuori, ma è certo uscirà sempre un’immagine.
Le fotografie sono realizzate su diapositive. Il tempo di esposizione è quello che determina l’esito della fotografia; tempo che può durare molte ore nel cuore della notte. I fattori che caratterizzano gli scatti di Rafael Y. Herman sono il tempo, lo spazio e la luce.
Naturalmente, non sempre si può scattare durante la notte. L’artista non ha ancora mai scattato con la pioggia, ad esempio, ma ci sta lavorando. In alcune notti poi, è difficile scattare se vi è pochissima luce notturna, poichè l’esposizione dello scatto potrebbe durare più della notte stessa, “falsando” così l’idea originale di partenza. Dunque, fondamentale anche scegliere la notte giusta per poter scattare e se non vi sono le condizioni necessarie, non ci saranno neanche gli scatti.
Le immagini catturate nel cuore dalla notte emergono in tutto il loro splendore nell’esposizione all’interno degli spazi del Macro, lasciando dunque soltanto le opere in luce, mentre il buio avvolge gli altri spazi ove non sono presenti opere.
Gli ambienti che emergono dalle fotografie esposte sono quelli della Foresta della Galilea, i campi dei Monti della Giudea e il Mar Mediterraneo. Ciò che colpisce delle immagini è proprio la cromia, diversa da quella che ci si aspetta di vedere sotto una luce solare, ma anche le forme che sembrano essere fluttuanti ed evanescenti, in un tempo che sembra non esistere.
Rafael Y. Herman nasce nel 1974 a Be’er Sheva, un’antica città nel deserto israeliano del Negev. Nel 2003 si trasferisce a Milano e nel 2006 espone a Palazzo Reale il progetto Bereshit-Genesis, applicando un metodo messo a punto da lui stesso, ovvero lo scatto notturno senza ausili elettronici e manipolazioni digitali, che svela ciò che non si vede a occhio nudo. Questa mostra proietta Herman verso una dimensione artistica internazionale.
Le sue opere sono state acquisite da importanti collezioni pubbliche e private, fra le quali di Tel Aviv Museum of Art e Salsali Private Museum di Dubai.
La mostra è curata da Giorgia Calò e Stefano Rabolli Pansera, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e patrocinata da Ambasciata d’Israele in Italia–Ufficio Culturale, IIFCA–Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti, AMATA–Amici del Tel Aviv Museum of Art e Cité Internationale des Arts de Paris.
La mostra si può visitare al Macro Testaccio di Roma fino al 26 Marzo 2017.