LA GRANDE BELLEZZA

UN PODEROSO AFFRESCO D'AUTORE DEL VUOTO, DELLA DECADENZA E DELLA VOLGARITA' DELLA SOCIETA' ODIERNA

REGIA: Paolo Sorrentino
SOGGETTO : Paolo Sorrentino
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
ATTORI: Toni Servillo – Carlo Verdone – Sabrina Ferilli – Isabella Ferrari – Giorgio Pasotti – Luca Marinelli – Carlo Buccirosso – Giorgia Ferrero – Pamela Villoresi – Iaia Forte – Galatea Ranzi – Anna Della Rosa – Giovanna Vignola – Roberto Herlitzka – Massimo De Francovich – Massimo Popolizio – Giusi Merli – Franco Graziosi – Serena Grandi – Dario Cantarelli – Ivan Franek – Anita Kravos – Sonia Gessner – Giulio Brogi – Vernon Dobtcheff
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli
MUSICHE: Lele Marchitelli
PRODUZIONE: Indigo Film, Medusa Film, Babe Film, Pathé, France 2 Cinéma
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: ITALIA 2013
DURATA: 142 Min

TRAMA: Jep Gambardella ha sessantacinque anni, è uno scrittore e un giornalista affermato, capace di muoversi con abilità tra l’alta cultura e gli eventi mondani. Lo scenario è quello di una Roma monumentale e grandiosa. Autore di un solo libro, « L’apparato umano », ricordato come un capolavoro, Jep non ha più scritto romanzi. Egli vive e riflette in una Roma notturna e trabordante di feste trash.

Un poderoso affresco d’autore del vuoto, della decadenza e della volgarità della società odierna. E un implicito invito a catturare e conservare gelosamente pochi, ma veri, istanti di felicità. Questo è in estrema sintesi il motivo conduttore de “La Grande Bellezza”, il sesto lungometraggio di Paolo Sorrentino che segue l’altrettanto poetico e riuscito “This Must Be Te Place”. E’ il disegno vivido e brutale di questa nostra società moralmente atonica e decadente, simboleggiata all’interno dei palazzi romani, quelli della ricca nobiltà e del jet-set, mai visibile agli occhi di un comune cittadino, sempre staccata dalla realtà, eppure potente e decisiva.

Roma è protagonista. La città appare come una diva del cinema: al centro del palcoscenico. Dopo l’occasione mancata del deludente “To Rome with love” di Woody Allen, un film che riesce a emozionare e riportare con autorevolezza al centro della scena questa città meravigliosa e indifferente al suo frastuono.

«Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia», commenta laconicamente Toni Servillo (al quarto film con Sorrentino dopo L’”Uomo in più”, “Le conseguenze dell’amore” e “Il Divo”), una strepitosa maschera perfettamente a suo agio nei panni di Jep, accento napoletano genuino e sorriso beffardo sempre in prima vista, anche grazie alle sgargianti e colorate giacche indossate su pantaloni perennemente bianchi.

Pur risucchiato nel vortice della mondanità, Jep riesce a catturare i momenti di vera e pura semplicità: così, i “discorsi della sera” insieme alla sua amica, vengono fatti mentre si mangia un brodino o tutto al più un po’ di riso riscaldato; mentre a una coppia di gente normale candidamente si chiede: “Ma voi che fate stasera”? Si, perché il protagonista, nella pause del baccano e del caos, è attraversato da una spirale di malinconia per il tempo che fu e per un amore giovanile perso per sempre. «Ma a 65 anni non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare». E guardare presunte foto artistiche su Facebook rientra nella categoria.

Dolente e disincantato, Jep assiste e partecipa allo stesso tempo a questa sfilata di un’umanità allo sbando, vestita a festa esclusivamente per mascherare un deprimente stato di angoscia che un falso divertimento riesce solo a mal celare.

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