ALESSANDRO SERRA

RIDE BENE CHI RIDE...DE CORE. L'IRONIA ROMANA AL SERVIZIO DEL PUBBLICO

Per due mercoledì al mese, sul palcoscenico del Teatro Golden di via Taranto, a Roma, si alternano comici e cabarettisti della rassegna “Mercoledì comici”, artisti provenienti in gran parte da show televisivi di successo quali Zelig e Colorado Cafè. Mercoledì 19 febbraio era il turno di Alessandro Serra con il suo spettacolo “Ride bene chi ride…de core”.

Uno spettacolo che fa della caratteristica ironia romana il suo punto di forza. Serra, infatti, grazie a un’aria scanzonata e guascona riesce a stabilire immediatamente un “contatto” con il pubblico in sala, coinvolgendolo nella ricerca dei vizi e delle virtù dell’italiano medio, facendolo partecipare ai piccoli drammi che si consumano quotidianamente nella vita di ognuno di noi.  L’inizio dello spettacolo non poteva non coincidere con le cosiddette “domande deficienti”, il tormentone che ha proiettato Serra al successo televisivo. D’altronde cosa bisognerebbe rispondere a chi puntualmente ti bombarda di domande retoriche del tipo “scusi, sta facendo la fila”?

Serra fa largo uso dell’improvvisazione nei suoi spettacoli. Non entra in scena con un testo scritto, ma sulla base di un canovaccio esplora i temi della quotidianità, il rapporto dei trentenni con i genitori, l’immancabile rapporto di coppia, gli amici, il lavoro, le vacanze, il traffico, la fila alle poste. Grazie a questo modus operandi lo spettacolo appare quasi come una “chiacchierata tra amici”, tanto che non è insolito l’intervento di qualche spettatore a fare da cornice alla esibizione.

Perché è facile immedesimarsi con i vizi e le virtù dell’italiano medio, con l’esasperazione delle mode del momento, delle vacanze sempre tutte uguali. A volte, è lo stesso pubblico a fornire gli spunti per lo spettacolo attraverso il racconto di un aneddoto. Serra riesce a creare un clima di grande spontaneità con il suo pubblico, si pone sullo stesso piano senza ergersi allo status superiore di artista, anzi partecipando emotivamente alle piccole tragedie della vita vissute all’interno della sala.

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