Calcutta a Latina

“Nessuno è profeta in patria” recita l’adagio. E invece ciò non vale per Edoardo D’Erme, alias Calcutta, da Latina, appunto. I ragazzi della Bomba Dischi, l’etichetta del fenomeno discografico degli ultimi tempi, hanno rischiato grosso: nonostante un crescente successo di vendite e di visibilità hanno programmato due soli concerti per il 2018: Arena di Verona ad agosto e, prima, il battesimo di fuoco nella città natale di Calcutta, allo Stadio Francioni di Latina.

Due soli appuntamenti per un artista che nel breve volgere di un biennio si è trasformato da cantautore di nicchia a fenomeno nazional-popolare. Visti i presupposti, tanta era l’attesa per questo concerto: “Evergreen” grande successo discografico, interviste in radio e TV, giornali che si occupano sempre più spesso del cantautore pontino. Sembrava davvero di assistere a un rito di iniziazione.

Arrivo a Latina che manca ancora un’ora all’inizio ufficiale del concerto. Le strade attorno lo stadio sono circondate da gruppi festosi che cantano a squarciagola “Ueééé deficienteeee” o “Io sento il cuore a mille!“. C’è aria di festa, una leggerezza che si respira nell’aria nonostante il caldo di luglio. Tanti sono arrivati da Roma e in molti lungo il tragitto sulla Pontina hanno potuto “toccare con mano” le atmosfere, i luoghi, le contraddizioni descritte da Calcutta nei suoi testi: parlando di Fondi, ad esempio, “Venezia è bella, ma non è il mio mare“. Entro nello stadio quando Frah Quintale, il terzo degli opening, sta decisamente “scaldando” il pubblico. La sua è un’esibizione energica e divertente, che coinvolge lo stadio in maniera spontanea.

Ma ovviamente l’attesa è tutta per lui. C’è buio, un grande cuore rosso si accende nel grande schermo installato sul palco. Passano pochi secondi, partono le note di “Briciole” e timidamente, avvolto nell’ombra, Calcutta entra in scena e comincia a cantare. Il pubblico lo segue immediatamente, canta a più non posso ogni singola strofa. In rapida successione arriva “Kiwi” e tutti (circa 15.000 persone) seguono in coro. Incredibile: il timido e goffo Edoardo in pochi minuti ha già “catturato” l’intero stadio. Prato o spalti non fa nessuna differenza. Tutti con la sciarpa d’ordinanza in mano (regalato insieme ai biglietti del concerto) a cantare ogni possibile ritornello. ad accompagnare i motivi sonori fino a “Orgasmo” (“Tutte le strade mi portano alle tue mutande“.). Il boato è fortissimo e Calcutta, visibilmente emozionato, si rivolge per la prima volta al pubblico.

Artista e fan della prima ora capiscono fin da subito che qualcosa è cambiato: non più locali improbabili come i primissimi tempi, palchi rimediati alla meno peggio, impianti appena dignitosi. No, ora è tutto diverso: ci sono le coriste, c’è l’orchestra, c’è la band, affiatatissima. Ma soprattutto ci sono i led, c’è il video-wall, un impianto grandioso, le luci a completare uno show che è sì musica di alto livello ma anche intrattenimento ed evento.  Calcutta col passare dei minuti si scioglie, tiene il palco e diventa frontman con la sua ironia, la sua sagacia, la sua bravura. Cappellino d’ordinanza, baffetti e t-shirt casual, come se ci trovassimo in un qualsiasi giorno della settimana. Calcutta sembra essere lì per caso. Invece è la sua musica ad avvolgere tutto. Brani della primissima ora (Arbre Magique, Fari, Milano, Cani) vengono ri-arrangiati e suonati benissimo.Un grande momento arriva con “Paracetamolo”, poi sorprende “Rai”, eseguita con molta energia e presentata con un saluto collettivo di tutto lo stadio alla nonna di Calcutta, che abita a pochi passi da lì…ma che probabilmente era intenta a guardare la TV.

Dopo “Saliva”, “Amarena”, “Nuda nudissima” arriva il momento di “Cosa mi manchi a fare”, che scatena il pubblico in rapida successione con “Oroscopo”, cantata insieme all’ospite a sorpresa Tommaso Paradiso dei The Giornalisti. Dopo un momento acustico (“Del verde”, “Albero”) il concerto si avvia al suo punto massimo. Dopo “Hubner” e “Le barche” arrivano in rapida successione “Gaetano”, “Frosinone” e “Pesto” che travolgono il pubblico, letteralmente in estasi quando ha stretto in un forte abbraccio il suo artista.

Calcutta supera anche la prova degli stadi. Lo fa con bravura, energia, ironia. Un artista con la A maiuscola.

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