IL GIRASOLE DI NUOVO AL TEATRO DELLA FORMA

In scena... la superstizione

S… FORTUNA CHE E’ VENERDI

Produzione Associazione Culturale Onlus Il Girasole

Regia e adattamento Pino Marrazzo

Con Pierpaolo Scialpi, Tiziana Sellone, Monica Ricciardi, Roberto Monterosso, Graziana Marino, Sandro D’Agostino, Daniele Scialpi, Martina Di Felice

Sceneggiatura Alessandro Zuffranieri & Virginio Frasca

Scenografia Antonella Zuffranieri

Teatro della Forma, Roma, 16 e 17 marzo 2019

 

La commedia della superstizione: così potrebbe definirsi questo divertente spettacolo messo in scena dalla Onlus Il girasole, come sempre per la regia del consolidato e fidato Pino Marrazzo.

Don Gesualdo (PIerpaolo Scialpi) è un boss mafioso che si risveglia da un incubo: gli hanno smontato pezzo per pezzo la sua macchina d’epoca. Purtroppo, però, è tutto vero, e i familiari cercano in ogni modo di ritardare la sua presa di coscienza e dunque la sua furia.

Quando infine realizza, i sospetti cadono immediatamente sul boss rivale, Angelo Dell’Abbate (Sandro D’Agostino), che, pur senza nascondere una certa “soddisfazione” per l’accaduto, nega qualsiasi responsabilità.

Si prospetta quindi uno scontro tra titani della malavita, e intorno a loro i rispettivi familiare a tentare di mettere pace.

La storia è di per sè molto semplice, ma l’elemento più divertente, il vero protagonista, è la superstizione: a Don Gesualdo sembra di vedere tanti segnali negativi, tanti iettatori, a cominciare da un magistrale Roberto Monterosso nel ruolo di Venerdi Sciagura, che come parla fa danno.

Ma anche tutti gli altri interpreti, volenti o nolenti, mettono ansia al povero Don Gesualdo in questo brutto risveglio: Domenica Lo Presto (Tiziana Sellone), sua moglie, Vera Sciagura (Monica Ricciardi), sua nipote, perfino le cameriere, sia Pietra Tombale (Graziana Marino), al servizio del bosso da vari anni, nel suo far da chioccia all'”apprendista” Anca Sbilenca (Martina Di Felice), maldestra nei movimenti e nelle parole e sempre riportata in riga dalla sua “tutor”.

Per non dire poi di Donato Cavallo (il giovanissimo Daniele Scialpi), praticante mafioso ma già con la giusta cattiveria per seguire le tradizioni di famiglia.

Tutti i personaggi sono molto divertenti e ben impostati, valorizzati da certe trovate registiche che vanno ad innegabile merito della regia di Pino Marrazzo, della sceneggiatura d Antonella Zuffranieri e delle luci di Alessandro Zuffranieri e Virginio Frasca: si potrebbe dire del doppio ruolo di Roberto Monterosso, prima iettatore e poi Remo Mori il muto, che provoca disgrazie con la forza della parola, le cameriere che fanno capolino dalla quinte in certi siparietti, certe piccole beghe coniugali tra Don Gesualdo e Domenica Lo Presto, Vera Sciagura che si prende troppe confidenze persino con lo zio, l’inopportuna Anca Sbilenca che serve il tè nei momenti più concitati della resa dei conti con Angelo dell’Abbate e Donato Cavallo.

Anche l’ambientazione non è scontatamente al Sud come si potrebbe immaginare, ma a Roma, in un romanesco un pò ibrido viste le varie derivazioni geografiche degli interpreti, e forse questo contribuisce a rendere il tutto ancor più divertente.

Un quadro che cade sotto la sguardo “innocente” di Venerdi Sciagura, la rassegnazione di Domenica Lo Presto, gli affanni di Vera Sciagura per entrare nelle grazie dello zio, insomma sono tanti gli spunti degni di essere ricordati. Anche il linguaggio apparentemente gentile della conversazione tra i due boss rivali fanno ben riflettere su certe realtà, nonostante la leggerezza che la commedia conserva dall’inizio alla fine, grazie alla bravura di tutti gli interpreti, che in qualche passaggio trattengono a stento le risate essi stessi, andando ad aggiungerle a quelle di una platea gremita fino all’ultima poltrona.

Anche questa volta Girasole promosso a pieni voti!

Alessandro Tozzi

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