LA STORIA DI BORGATA DI PIETRO ROMANO

Ridere a prescindere, nonostante la guerra

GIANNI QUINTO – STORIA DI BORGATA

Adattamento Pietro Romano

Con Pietro Romano, Marina Vitolo, Serena D’Ercole, Vittorio Aparo, Clea Scala, Graziano Scarabicchi, Diego Migeni, Tommaso Moro

Regia Pietro Romano

Produzione Caput Mundi

Teatro Anfitrione, Roma, dal 22 novembre al 10 dicembre 2017

 

Il Pietro Romano che non ti aspetti.

Intendiamoci, le grasse risate, le gag, le situazioni esilaranti ci sono come sempre, esattamente come questo gigante dell’umorismo romanesco ci ha abituato, ma stavolta la scelta un pò diversa dal solito è stata quella di inserire i consueti elementi comici sullo sfondo degli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

La scelta si rivela azzeccatissima sia perchè non manca la riflessione finale per non dimenticare un orrore che ancora oggi qualcuno cerca di far passare per fantasia, sia perchè la guerra, oltre naturalmente a sangue e morte, offre talvolta occasioni di solidarietà umana e riscatto da una meschinità che altrimenti sarebbe senza appello.

In realtà per il 98% del tempo si ride come sempre. L’abilità di Pietro Romano non si scopre certo oggi, sia nella tradizione romanesca così ben interpretata, sia nell’interpretazione, impeccabile e spontanea al tempo stesso con certe interazioni sporadiche col pubblico, un’esplosione assoluta anche a livello corporeo, dagli alluci dei piedi fino alle sopracciglia!

Ci sono i bombardamenti e Pietro Romano interpreta Checco, un disoccupato felice di esserlo, che condivide un’umile dimora con la sorella Nina (Serena D’Ercole), lei invece infaticabile lavoratrice, perfetta nel ruolo del “vero uomo di casa”. Incursioni in ordine sparso della vicina Ghituccia (Marina Vitolo), abilissima con la sua voce volutamente a cornacchia e col vizietto di rubacchiare per bisogno ma anche per capriccio.

A tanti affanni aggiungete un inflessibile Ufficiale Giudiziario (Diego Migeni) e un padron di casa schizzato (Vittorio Aparo) succube della moglie (Clea Scala), personaggi capaci anch’essi di caratterizzarsi in modo molto diretto e perciò lo stesso divertenti nei loro momenti topici.

I cattivi della situazione, Graziano Scarabicchi e Tommaso Moro, non possono essere divertenti per definizione, interpretando i tedeschi che fanno irruzione nell’appartamento, ma mostrano ugualmente tutta la propria abilità soprattutto in questa crudezza.

Ma, a parte la nota malinconica ampiamente spiegata dallo stesso Romano nel finale, resta il personaggio del nullafacente così ben proposto; risate fragorose si alternano a ghigni continui, le circostanze si susseguono una dopo l’altra e gli attori non mostrano sbavature di alcun tipo, il protagonista è un tornado, sullo sfondo delle scene semplici ma efficaci di Maurizio Manzi.

La borgata romanesca è sviscerata in tutti i suoi dettagli, nulla di nuovissimo o di mai visto, ma c’è la bravura di Romano e tutti gli altri a seguire a rendere lo spettacolo imperdibile.

La sensazione è che tre settimane in scena non siano bastate; non ci sarebbe da meravigliarsi se si replicasse molto presto, visti anche i pienoni registrati in quasi tutte le serate.

Alessandro Tozzi

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