THE IMPOSSIBLE

GENERE: Drammatico
REGIA: Juan Antonio Bayona
SCENEGGIATURA: Sergio G. Sánchez
ATTORI:  Ewan McGregor, Naomi Watts, Geraldine Chaplin , Marta Etura, Tom Holland, Sönke Möhring, Oaklee Pendergast, Samuel Joslin
FOTOGRAFIA: Óscar Faura
MONTAGGIO: Elena Ruiz, Bernat Vilaplana
MUSICHE: Fernando Velázquez
PRODUZIONE: Apaches Entertainment, Telecinco Cinema
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
PAESE: Spagna 2012
DURATA: 114 Min

TRAMA: Il film è ispirato alla vera storia di una famiglia (una coppia di coniugi e tre figli), che, il 26 dicembre 2004, si trova in vacanza in un villaggio della Thailandia. La loro vita viene stravolta dallo Tsunami che si abbatte sulla costa e sul villaggio, un’onda che travolge tutto quello che incontra sulla sua strada e che separa la famiglia. In quella catastrofe naturale moriranno trecentomila persone.

Il film tratta di una storia vera. E’ la didascalia iniziale a dircelo, quasi a voler istituire un patto con lo spettatore e sottolinearlo nel momento in cui quest’ultimo si accinge a vedere il film. In questo modo, ciò che sembra “impossibile” viene subito riportato nella categoria del “certo” e questa consapevolezza ci accompagna durante tutta la visione.

26 Dicembre 2004. Henry (Ewan McGregor) e Maria (Naomi Watts), insieme ai loro tre figli, si sono concessi una vacanza in Thailandia. C’è stato lo scambio dei regali natalizi e tutto scorre tranquillamente, fino a quando un’onda anomala (ma da quel momento in poi tutti quanti la chiameranno Tsunami) distrugge il villaggio in cui si trovano. Henry viene travolto  insieme ai due figli più piccoli, Maria viene trascinata via nella stessa direzione del figlio maggiore Lucas.

Il regista è bravo a far uscire dal grande schermo l’ansia del momento. La foga distruttiva dell’acqua tiene lo spettatore incollato alla poltrona, letteralmente “immerso” negli attimi terribili vissuti dal giovane Lucas (interpretato da Tom Holland) e da sua madre, Maria. Gli attori sono bravi a restituirci l’angoscia e la paura di perdere ciò che ci è più caro, ma anche la lotta per la sopravvivenza e la speranza di ritrovarsi, pur nell’orrore della morte.

I titoli di cosa ci restituiscono ancora di più il realismo del film: si vede infatti una foto che ritrae la famiglia al completo. Il regista Bayona ha modificato volutamente un solo elemento: la famiglia nella realtà era spagnola e si chiamava Belon, ma la distribuzione internazionale del film (e il casting formato a questo scopo) richiedevano questo cambiamento, probabilmente anche per esigenze di botteghino.

Una critica, però, ci sentiamo di muoverla: l’occhio del regista posa il suo sguardo esclusivamente sul classico mondo occidentale dei turisti in vacanza (illuminante il dettaglio dell’assicurazione contro i rischi che riporta tutti a un mondo più ovattato), trascurando la tragedia di quelle povere (nel senso di povertà) popolazioni. Ma forse è solo un problema di distanze culturali. Il cinema d’oriente è ancora troppo lontano da noi, che preferiamo vivere quei luoghi solo in vacanza. 

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