“UNO STRANO RINTOCCO” e “F(R)ATE I BRAVI” PER LE PRIME DUE DATE DI B.L.U.E. ALLA FONDERIA DELLE ARTI

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Come avevamo già avuto modo di scrivere nel numero scorso di Sul Palco, alla Fonderia delle Arti di via Assisi, a Roma, è in scena B.L.U.E., il musical completamente improvvisato ispirato alle atmosfere tipiche dei musical di Broadway. Le prime due serate hanno registrato il tutto esaurito e i commenti entusiasti di coloro che sono riusciti a procurarsi il biglietto in tempo.

All’entrata sul palco, accompagnati dalle note del musicista in sala – anch’esse create al momento – gli attori chiedono al pubblico di decidere un ambiente, ovvero un luogo desiderato per lo svolgimento della storia. Definita la “scenografia”, si passa al titolo, anch’esso scelto dal pubblico. Nella prima data, l’ambiente suggerito è stato una casa stregata e il titolo “Uno strano rintocco”. Così, I Bugiardini hanno dato inizio alla prima (e anche all’ultima) di “Uno strano rintocco – il musical!”.

Tutti gli attori entrano in scena cantando ognuno un verso di una canzone creata proprio in quell’istante. Ma la cosa sorprendente è che la sintonia degli attori riesce a “partorire” anche un ritornello, cantato da tutti come fosse il ritornello di una canzone famosa. Tra momenti più teatrali e momenti musicali che hanno il pregio di portare avanti la trama, I Bugiardini delineano passo dopo passo la storia dello spettacolo: Edward (Fabrizio Lobello), detto Ed, è un adolescente, figlio di una “chiacchierata” coppia che vive nel castello che sovrasta la città. I genitori sono infatti dei “sadici” nobili che si nutrono del sangue delle vergini ed è compito dell’ingenuo Ed procurare una nuova vergine da portare al castello. Conosce allora Rose (Tania Mattei), una bella ragazza del paese. Vittima del senso del dovere, Ed la porta nella casa stregata per darla in dono ai suoi. Ma qui avviene la conversione di Ed: si è innamorato di Rose e allora, come nel ritornello della canzone di chiusura, “l’amore vince su tutto, anche su quello strano rintocco”. Ed è straordinaria la chiusura, con il pubblico che canta e batte le mani insieme agli attori sul palco.
Belle le coreografie, grazie al sapiente uso degli oggetti (tutti rigorosamente blu) e dei mezzi scenografici (creati da Alessandra Antonelli), che permettono di costruire “ambientazioni” sempre diverse con rapidità e facilità. Perfetta la sintonia dei “performers” in scena, tanto che in molti casi il pubblico all’uscita si chiede se davvero tutto sia improvvisato. E’ la migliore soddisfazione per una compagnia di improvvisazione far sembrare un loro spettacolo scritto e recitato.

Nella seconda data, il pubblico suggerisce il titolo “F(r)ate i bravi” e fornisce come ambientazione un convento. All’interno del monastero fremono i preparativi per l’arrivo del vescovo, severo e superbo, tanto da parlare direttamente con Dio. Ma l’arrivo del vescovo avviene in un momento di grande confusione: visite di belle fedeli che creano scompiglio, seminaristi che scoprono l’amore, amanuensi disordinati, tanto che l’abate non riesce più a gestire il convento in linea con gli insegnamenti di Dio. Così, il vescovo rimuove dall’incarico l’abate, in una ingordigia di potere sempre più forte. Ma con un abile sotterfugio e un’apparizione mistica della Madonna, i “parrocchiani” traggono in inganno il vescovo e fanno ritornare al suo posto l’abate.
Anche in questa seconda data sorprende la capacità dei Bugiardini di creare storie credibili passo dopo passo solo con la forza dell’improvvisazione. Una capacità frutto senz’altro della bravura degli attori in scena, ma anche di anni di duro lavoro per imparare e utilizzare al meglio le tecniche che l’improvvisazione teatrale fornisce.

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