Invito a cena con delitto

UNA BELLA COMMEDIA TEATRALE LIBERAMENTE ISPIRATA AL SOGGETTO CINEMATOGRAFICO DI SIMON

L’occasione era data dai festeggiamenti per l’anniversario de “L’albero di Minerva”, l’associazione fondata a Melfi, in Basilicata, da Lucia Di Cosmo, regista teatrale, insegnante e donna di cultura prematuramente scomparsa. Daniela De Lillo ha voluto quindi raccogliere attorno a se, per un omaggio, gli artisti di ieri e di oggi che hanno legato il loro percorso artistico agli insegnamenti della regista romana e alla esperienza dell’Albero di Minerva. Una storia che ha unito indissolubilmente quelle persone, accomunate dalla Di Cosmo grazie alla passione per l’arte e per il teatro.

L’appuntamento era al Teatro Gianelli, una sala che dimostra come Roma sia piena zeppa, anche in periferia, di belle sale teatrali che attendono di essere valorizzate da produzioni teatrali degne di questo nome.

La De Lillo ha tratto ispirazione da un cult del genere giallo-commedia, ovvero “Invito a cena con delitto”, il film del 1976 diretto da Neil Simon con un cast di attori di fama internazionale quali Peter Sellers, Peter Falk, Maggie Smith, Alec Guinness, David Niven.

La trama è fitta e interessante: un misterioso personaggio invita a cena nel suo castello i detective più famosi al mondo per risolvere un delitto che verrà perpetrato la sera stessa. Il fine è quello di dimostrare l’incapacità dei suoi ospiti a risolvere omicidi. L’ospite mette alla prova l’acutezza dei detective in ogni modo: pasti avvelenati, stanze roteanti, finte morti, sparizioni di cadaveri, animali parlanti, tentativi di omicidio. Come un burattinaio, Mr. Mind (questo il nome dell’oscuro personaggio nel riadattamento teatrale), grazie all’aiuto di un maggiordomo cieco e di una cuoca sordomuta, muoverà i fili del proprio disegno per dimostrare che la fama dei detective è del tutto ingiustificata.

Lo spettacolo ha un ritmo eccellente, l’umorismo sottile e mai volgare accompagna gli spettatori in una parodia del genere “giallo” sempre gradevole e mai noiosa. Merito senz’altro della bravura degli attori che in alcuni casi paiono ricalcare meravigliosamente e perfettamente gli originali cinematografici (si pensi al Milo Perrier di Andrea Proietti o al Sam Diamante di Gianfranco Pisa) o in altri casi donano un tocco maggiore di brio e teatralità al personaggio (si pensi alla Tess Skeffington impersonata da Simona Pettinari). Chiaramente il merito va anche alla regista che ha ricostruito la trama in maniera lineare, aggiungendo in qualche caso degli effetti comici che hanno impreziosito il filo del racconto e hanno strappato più di qualche risata al pubblico. Forse maggiore semplicità poteva avere la presenza di Mr. Mind (Lionel Twain nella pellicola di Neil Simon), troppo soffocato negli abiti dell’ambiguo criminologo e legato in maniera “innaturale” a una voce metallica e fuori campo.

Bella la ricostruzione degli ambienti, della scenografia, del gioco vedo/non vedo delle stanze degli ospiti e della cucina, tutte sullo sfondo dell’immensa sala da pranzo. Belli anche i costumi, che hanno donato personalità agli attori in scena.

Lo spettacolo è sicuramente riuscito, il pubblico in sala si è divertito e diverse volte si è lasciato andare ad applausi convinti. Il finale è stato comunque commovente e una sorpresa anche per gli attori. Sul palco è calato un maxi schermo che ha proiettato prima una grande foto di Lucia Di Cosmo e subito dopo un servizio televisivo che ne ricordava la figura e la sua parabola artistica. Regista e attori sinceramente commossi hanno salutato così il ventennale de “L’albero di Minerva”.

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